Gli investitori vanno alla ricerca di porti sicuri, ma il numero di quest’ultimi continua a diminuire. Anzi, sono così rari che ormai ci si accontenta di rendimenti molto bassi o persino negativi sulle obbligazioni considerate appunto sicure, poiché sembra vicina la fine dei rating a tripla A attribuiti alle obbligazioni.

In questo contesto non si associa più la sicurezza all’assenza di oscillazioni di prezzo, bensì alla tutela del potere di acquisto. La maggior parte dei paesi industrializzat, infatti, si trova oggi di fronte a un comune problema: mentre la crescita rallenta, il debito pubblico aumenta a dismisura (al 104% del Pil negli USa e al 90% del pil nell'area euro). La risposta dei governi, d'altra parte, si traduce in forme di financial repression i cui costi ricadono ovviamente sui risparmiatori. Ecco perché occorre dare una nuova definizione del termine sicurezza, in uno scenario che mette in discussione i paradigmi di investimento tradizionali, si legge in un recente report di Allianz GI.

“Oltre ai motori tradizionali di rendimento, gli investimenti in materie prime (tra cui oro e argento) e le società che producono utili sostenibili anche in un contesto di bassa crescita e inflazione elevata, risultano interessanti in una fase di financial repression" spiega Hans-Jörg Naumer, responsabile globale capital markets&thematic research di Allianz Global Investors .

"I titoli a bassa capitalizzazione - prosegue - e le società che istribuiscono dividendi elevati dovrebbero rappresentare la scelta prioritaria per gli investitori. A fronte dei rapporti tra prezzo e utile non elevati e dei rendimenti obbligazionari reali bassi (o persino negativi), i dividendi saranno probabilmente la fonte principale di rendimento del mercato azionario".