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3/8/2011 | Francesco D'Arco
Sembrava impossibile ma alla fine è accaduto: i mercati azionari emergenti hanno sottoperformato i mercati sviluppati di oltre il 10% da ottobre del 2010 a oggi. Un risultato che stupisce dopo un decennio caratterizzato dalle sovraperformance dei paesi di quelle aree.
"La cattiva performance dei mercati azionari dei Paesi emergenti rispetto a quelli dei paesi industrializzati potrebbe però essere solo un fenomeno temporaneo" spiega Ad Van Tiggelen, senior investment specialist di Ing Investment Management. "Ci sono infatti buone possibilità che nella seconda metà dell'anno ci sia una nuova inversione di tendenza".
L'esperto di Ing IM, nel suo consueto report mensile, considera i timori di inflazione che hanno riguardato i paesi emergenti, l'andamento della crescita dei profitti nei paesi occidentali, il rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali delle aree emergenti, il riacquisto delle azioni proprie da parte delle società quotate nei paesi sviluppati. e i disordini in Medio Oriente i fattori che maggiormente hanno contribuito alla sottoperformance delle aree emergenti.
"Gli ultimi due punti potrebbero continuare a impattare negativamente i mercati emergenti" spiega Van Tiggelen "Gli sviluppi in Medio Oriente alimenteranno il dibattito sul rischio politico nei paesi in via di sviluppo ancora per un po', dato che la diffusione di internet ha reso i governi non-democratici più vulnerabili all'opinione pubblica nazionale".
I primi tre punti, invece, dovrebbero lentamente cambiare nel corso dell'anno. "Prima di tutto la crescita economica e gli utili in America e in Europa (specialmente in Germania) non possono continuare a viaggiare agli stessi ritmi" continua Van Tiggelen. "In secondo luogo, le pressioni inflazionistiche nei mercati emergenti potrebbero attenuarsi nei prossimi mesi se i raccolti agricoli nel terzo trimestre non saranno fortemente danneggiati da eventi atmosferici catastrofici, come è accaduto l’anno scorso". Infine, conclude l'esperto di Ing IM, "nella seconda metà di quest’anno le banche centrali nei mercati emergenti dovrebbero cessare di aumentare i tassi di interesse. Al contrario, è probabile che in quel preciso momento saranno le banche centrali occidentali a doverli alzare, iniziando dalla BCE e dalla Bank of England".
E sarà probabilmente quest'ultimo elemento quello che consentirà maggiormente ai mercati emergenti di ricominciare, tra qualche mese, a sovraperformare i mercati sviluppati: "questo perché gli investitori di solito preferiscono comprare azioni in quei Paesi in cui il ciclo di rialzi dei tassi di interesse è ormai passato" conclude Van Tiggelen.
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