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12/11/2017
Il Fintech non può più essere considerata un fenomeno di nicchia: il suo potenziale è molto elevato con un probabile effetto di disintermediazione del sistema finanziario tradizionale. Un tema che è stato affrontato nella prima ricognizione sul Fintech, condotta dalla Consob in collaborazione con alcune delle principali università italiane, i cui risultati sono stati presentati lo scorso 5 dicembre al Fintech District di Milano. L’iniziativa ha visto coinvolti, oltre alla Consob, circa 70 fra docenti e ricercatori di vari atenei (Bocconi, Cattolica di Milano, Genova, Insubria, Luiss, Lumsa, Pavia, Politecnico di Milano, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Sant’Anna di Pisa, Sapienza, Verona). I lavori si sono svolti da settembre 2016 a novembre 2017.
I documenti di ricerca saranno pubblicati tra gennaio e marzo 2018, secondo un piano dell’opera predefinito, in una collana editoriale di Quaderni della Consob dedicati al Fintech. Dall’attività di studio - si legge in una nota della Consob inserita nella consueta newsletter settimanale - emerge come il Fintech - ovvero la digitalizzazione del sistema bancario e finanziario - sia ormai "parte integrante delle dinamiche di cambiamento della struttura dell’economia verso scambi e relazioni (anche sociali) sempre più digitali, attraverso l’uso intensivo dei dati". Il progetto di ricerca è focalizzato sulla consulenza automatizzata (robo advisor), sul funzionamento microeconomico delle piattaforme finanziarie digitali, sul potenziale utilizzo della tecnologia blockchain/DLT nei mercati di negoziazione degli strumenti finanziari e sull’efficacia dell’attuale quadro della regolamentazione per uno scenario di servizi basati sulla tecnologia.
Tra le esigenze più sentite quella di un “Innovation Hub” in quanto punto di riferimento per i regolatori e il mercato a supporto dello sviluppo del Fintech, in linea con le esperienze già maturate in altri Paesi. "L’opera - conclude la Consob - non trascura i temi dell’inquadramento giuridico complessivo della materia e quello dei nuovi rischi per la protezione degli investitori, indotti dalle scarse competenze digitali e dalle basse conoscenze finanziarie, evidenziando ancora una volta la necessità di una strutturale e sistematica politica di educazione economicofinanziaria in un contesto ad elevata intensità tecnologica".
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