Gli investitori retail non ricevono proposte di investimento personalizzate dal proprio consulente/promotore. Alla fine del 2011 solo l'8% della clientela aveva ricevuto proposte personalizzate e riferite ad uno specifico strumento finanziario. Una percentuale inferiore del 2% rispetto a quanto registrato nel 2008 prima del default Lehman. 

 

A rivelarlo è la Relazione Annuale Consob che, elaborando i dati GFK Eurisko rivela un calo del numero di investitori retail serviti dalla cosiddetta Consulenza Mifid (quella personalizzata, appunto), a vantaggio di una consulenza passiva, ovvero un servizio limitato al puro collocamento senza proposte su misura. 

 

Secondo quanto scritto nel documento Consob il 49% circa degli intermediari (siano essi consulenti (ex-promotori), banche o consulenti) si limitano a questo tipo di offerta, contro un 16,9% che invece sceglie la via della consulenza generica, ovvero proposte di investimento non legate a uno specifico strumento finanziario e non personalizzate. Da segnalare, infine, un'ampia percentuale di investitori retail che alla fine preferisce il fai da te: 25%.

 

Ma come giudicano il servizio ricevuto le famiglie che beneficiano della consulenza Mifid? Purtroppo, anche in questo caso, i dati sono deludenti: 1 su 3 si dichiara insoddisfatto. Secondo l'elaborazione dei dati Gfk Eurisko, realizzata da Consob, nel 2011 il 27% delle famiglie che hanno beneficiato del servizio di consulenza Mifid si sono dichiarate insoddisfatte, contro il 16% dell'anno prima. Non solo. Il 19% dichiara di aver percepito un forte conflitto di interesse nel servizio ricevuto (il dato era fermo al 14% nel 2010). Numeri alla mano solo il 2% circa delle famiglie italiane riceve un servizio di consulenza personalizzata e si dichiara soddisfatto.