L'home bias, ossia la tendenza degli investitori a detenere la parte maggiore del portafoglio in investimenti del proprio Paese, non è più una "malattia" italiana. Ormai sono sempre meno i risparmiatori di casa nostra che credono ancora nel potenziale del mercato domestico. Stando alla seconda edizione dell'European Wealth Index di Schroders, si tratta di circa uno su cinque (22%), mentre quattro su dieci (41%) ritengono che sia l'Asia Pacifico l'area con maggiori potenzialità. Anche l'Europa Orientale (18%) e il Medio Oriente (16%), inoltre, risultano particolarmente apprezzate dagli investitori nostrani, soprattutto se si considera per questa ultima area una media europea del 7%.

Sul fronte delle scelte d'investimento, infatti, il 28% degli investitori italiani ha indicato tra le asset class preferite i mercati azionari dell'Asia Pacifica (Giappone escluso), uno su quattro le piazze emergenti, mentre il 18% ha dichiarato di optare per il caro e vecchio mattone. Ancora su percentuali basse sia gli investimenti nei fondi alternativi (4%) e in pezzi da collezione, come vini pregiati e vino (4%).

Riguardo la ripartizione del reddito mensile, l'investitore medio italiano ha risposto che il 54% viene speso, il 35% messo da parte e investito e l'11% accantonato per pagare i debiti. Dati in linea con la media europea, nonostante la situazione particolarmente difficile che sta vivendo quest'anno il nostro Paese. Del resto il 42% dei risparmiatori ha indicato come ragione primaria il desiderio di costruire un fondo di emergenza per far fronte agli imprevisti. Un'esigenza addirittura più sentita della pianificazione pensionistica (31%).