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Risparmiatori lontani dalle opportunità

10/29/2011 | Andrea Giacobino

I risparmiatori italiani stanno perdendo continuamente il treno dei mercati. In settembre la raccolta dei fondi comuni italiani ha bruciato 4,7 miliardi, portando il saldo negativo da inizio anno a


 

Un passo fuori dal tunnel. L'accordo raggiunto in sede europea per salvare la Grecia (e così salvare l'Italia) attraverso l'intervento del fondo salvastati, con una dote aumentata a 1.000 miliardi di euro e l'haircut del 50% sui titoli governativi ellenici in portafoglio alle banche, sta riportando il sereno sui mercati finanziari e Wall Street, in particolare, sta per chiudere uno dei migliori ottobre di sempre, smentendo una tradizione che vede quello autunnale come un mese caratterizzato da tracolli storici del Dow Jones.
 
Certo, i rischi rimangono: che le risorse del fondo non bastino e che qualche paese europeo come l'Italia ritorni nella bufera perché incapace di concretizzare la promessa di risanare i suoi conti. Se così avvenisse, come ha previsto l'“Economist”, la nuova crisi dell'Eurozona sarà ancora più grave della precedente. E' tuttavia probabile che da qui alla fine dell'anno i listini azionari ritrovino ottimismo con significative correzioni all'insù dei prezzi, perché il tracollo dell'Eurozona sembra scongiurato e persino la Cina è tentata di comprare titoli governativi Ue, investendo fino a 100 miliardi di euro proprio nel fondo salvastati.
 
In compenso i risparmiatori italiani stanno perdendo continuamente il treno dei mercati. In settembre la raccolta dei fondi comuni italiani ha bruciato 4,7 miliardi, portando il saldo negativo da inizio anno a 14 miliardi, con una fuga che ha colpito in prima battuta gli operatori italiani ma che non ha risparmiato anche i gruppi esteri di asset management, finora più “resistenti”.
 
I colpevoli di questa perdita di opportunità sono le banche, che preferiscono consigliare ai clienti di disinvestire quote di fondi e acquistare qualche “bella” obbligazione o magari spostarsi su conti di deposito. Perchè? Le esigenze di funding da parte delle banche sono pressanti e lo diventeranno ancora di più con l'ondata di ricapitalizzazioni in arrivo che per l'Italia vale 15 miliardi. In questo scenario il futuro dell'industria dei fondi non è roseo e non lo è ancor di più quello dei risparmiatori se continuano a fidarsi acriticamente dei consigli degli sportellisti, a loro volta sotto la pressione asfissiante delle direzioni commerciali degli istituti di credito. Si aprono così spazi sempre più interessanti per i consulenti finanziari (ex-promotori finanziari).

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