La professione del consulente finanziario (ex-promotore finanziario) poggia quasi esclusivamente su elementi personalistici: la preparazione, la conoscenza dei mercati finanziari, la capacità di relazione, la chiarezza e trasparenza nella descrizione dei prodotti e, soprattutto, la capacità di intercettare la fiducia del cliente in un settore (quello della raccolta del risparmio delle famiglie ai fini di investimento) molto difficile e delicato.

 

L’universo dei consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) è, per la maggior parte, costituito da persone che lavorano avvalendosi di un’organizzazione minima al giorno d’oggi imprescindibile, come un’autovettura, un telefono cellulare, un notebook che spesso, peraltro, viene messo a disposizione dalla società mandante. 

In sostanza, l’attività del consulente finanziario (ex-promotore finanziario), al pari di quella di qualunque libero professionista, è contraddistinta da un elemento personalistico largamente prevalente rispetto ai beni di cui lo stesso si avvale. Si tratta di un’attività che, pur imprenditoriale ai fini fiscali, è assolutamente basata sull’“intuitus personae”.

Anche le recenti posizioni espresse dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite (Sent. n° 12111 del dicembre 2009) e dall’Agenzia delle Entrate (Circolare 28/E del 28 maggio 2010) hanno sottolineato, 

nonostante l’inquadramento fiscale che fa del consulente finanziario (ex-promotore finanziario) un soggetto che produce reddito di impresa, l’aspetto personalistico che caratterizza l’attività del consulente finanziario (ex-promotore finanziario). 

 

A seguito di ciò l’Anasf - Associazione Nazionale dei Consulenti Finanziari (ex-promotori finanziari) - ha messo a disposizione dei consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) un “manuale di resistenza tributaria” (disponibile sul sito www.anasf.it) a quanti desiderano valutare l’opportunità di promuovere un’istanza di rimborso di quanto già versato o, in caso di esito negativo all’istanza, attivare un apposito contenzioso o presentare un’ulteriore memoria illustrativa prima dell’udienza di trattazione della controversia.

L’Agenzia dell’Entrate è stata costretta a rivedere in questi anni la propria posizione che vedeva il consulente finanziario (ex-promotore finanziario), quale imprenditore, automaticamente soggetto ad Irap per mettere a fuoco il vero elemento decisivo (che è poi anche il suo presupposto oggettivo) ai fini della soggezione ad Irap: l’esistenza di un’autonoma organizzazione.

Al di là del dato normativo che, per l’appunto, in modo asciutto, richiama l’esistenza di un’autonoma organizzazione non esistono, purtroppo, sul piano normativo parametri oggettivi che traducano tale requisito ed è per questo che Anasf ha elaborato una serie di casi, disponibili sempre sul sito www.anasf.it, relativi a sei modelli organizzativi maggiormente rappresentativi della categoria dei consulenti finanziari (ex-promotori finanziari), accompagnati da riferimenti giurisprudenziali e ministeriali, quali: beni strumentali minimi, nessun dipendente, assenza di ufficio; uso promiscuo dell’abitazione; impresa familiare; struttura organizzativa messa a disposizione dalla banca; consorzio tra consulenti finanziari (ex-promotori finanziari); collaboratore (nelle pagine seguenti pubblichiamo una prima schematica sintesi dei sei modelli organizzativi individuati dall’Anasf, ndr).

 

In ultima analisi chi potrà dimostrare di non possedere una “autonoma organizzazione” sarà in grado di ottenere il rimborso dell’IRAP versata.