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Consulenti (ex-promotori), rivoluzione inglese

8/2/2011 | Andrea Giacobino

Dalla difesa della italianità delle nostre aziende all’apertura ai bond bancari senza prospetto: i primi 100 giorni di Giuseppe Vegas alla presidenza della Consob suscitano qualche perplessità sull’operato di un’authority dove ha impresso il suo sigillo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.


Dalla difesa della italianità delle nostre aziende all’apertura ai bond bancari senza prospetto: i primi 100 giorni di Giuseppe Vegas alla presidenza della Consob suscitano qualche perplessità sull’operato di un’authority dove ha impresso il suo sigillo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti
 
C’è però da rilevare che, proseguendo il lavoro della precedente presidenza e grazie anche alla spinta dei commissari, la Consob si muove con decisione per ciò che riguarda il mondo della consulenza finanziaria e il lavoro dei consulenti (ex-promotori) prendendo a modello il sistema inglese. Dove dal 2013 scatterà una vera e propria rivoluzione normativa denominata RDR, acronimo per “Retail Distribution Review”, che metterà la consulenza “pura” al centro del lavoro dei professionisti e relegherà in secondo piano la vendita dei prodotti. Anche la RDR fa parte di quella “ondata legislativa” di cui parla l’italiano più in vista nell’asset management internazionale, Massimo Tosato, top manager di Schroders e nuovo vicepresidente di Efama, nella ricca intervista rilasciata su questo numero di ADVISOR a Francesco D’Arco.
 
Preoccupazione dei regulator britannici è stata quella di individuare le misure per superare le criticità del sistema distributivo che possono pregiudicare la qualità della consulenza e la fiducia degli investitori nei confronti dei mercati finanziari. La prima misura individuata è finalizzata a riformulare le tipologie di consulenza ammesse e agevolare al contempo la comprensione da parte degli investitori della distinzione tra consulenza indipendente (independent advice) e consulenza ristretta (restricted advice). In tale contesto i regulator oltre a specificare le principali differenze tra le due forme di consulenza, individuano anche le misure che il soggetto che presta il servizio deve adottare per fornire ai clienti una informativa chiara ed esauriente. 
La seconda misura riguarda la remunerazione della consulenza (adviser charging) ed è volta a evitare che le commissioni percepite dai consulenti influenzino il contenuto delle raccomandazioni fornite. In particolare ci si vuole assicurare che dette commissioni siano concordate direttamente dal consulente con i clienti, piuttosto che definite dai product providers. Il fulcro realmente innovativo di questa misura consiste nell’applicare la disciplina sull’adviser charging non solo ai consulenti che prestano l’independent advice, ma anche a quelli che offrono la restricted advice.
 
La terza misura individuata dai regulator britannici è finalizzata a innalzare i requisiti professionali dei consulenti anche mediante un Codice Etico e un obbligo di aggiornamento professionale. Il principio da cui muove la RDR è che la corretta distribuzione dei prodotti di risparmio è un bene pubblico, come la salute. Gli Stati hanno livelli di indebitamento crescenti e quindi sono sempre più in difficoltà a sopperire alle necessità di risparmio e previdenziali dei cittadini. Questi ultimi, perciò, dovranno farsene carico in prima persona, e potranno in questo senso essere assistiti da consulenti che siano in grado di accompagnarli nella corretta gestione dei loro investimenti. 
 
La nuova normativa non copre soltanto i fondi di investimento, ma anche altri strumenti d’investimento quali le polizze vita e persino i titoli. Il focus è infatti sulla consulenza e l’obiettivo è quello di arrivare ad avere consulenti qualificati e un nuovo modello di remunerazione che non sia implicita nel prodotto, ma sia frutto di una trasparente remunerazione del consulente da parte del cliente finale. La percezione che i clienti hanno oggi dei costi della consulenza è sovente molto lontana dalla realtà: secondo recenti indagini il 50% di coloro che, in Gran Bretagna, hanno utilizzato servizi finanziari negli ultimi cinque anni pensavano che la consulenza fosse gratuita, e la percentuale sale al 67% per i clienti delle banche. 
 
In questo senso la RDR fa un passo in avanti rispetto alla MiFID: se infatti quest’ultima mirava a informare gli investitori dell’esistenza di un possibile conflitto di interessi nella distribuzione, la RDR va oltre e arriva di fatto a vietare le retrocessioni, con cui le società di gestione remunerano le reti di vendita. Due sono gli obiettivi fondamentali: assicurare più chiarezza su quali sono i servizi offerti dai consulenti e sui prodotti, e aumentare la qualificazione dei consulenti. La qualificazione professionale sarà ottenuta attraverso corsi di formazione, e tutti coloro che offrono consulenza dovranno sottoporsi a un esame, il QCF4, con uno standard davvero molto elevato. 
 
Insomma, la RDR è una riforma che tramutando la consulenza in un servizio chiaro, con requisiti omogenei e costi trasparenti, consente di sviluppare ulteriormente un servizio di qualità, riconoscendogli un valore che diverrebbe obbligatorio pagare esplicitamente. “Adottando anche in Italia il modello inglese - dice il capo di un grande rete - non sarà più possibile vendere prodotti con caricamento dell’8% o conti correnti che in realtà sono delle polizze”. I consulenti (ex-promotori) sono avvisati: la rivoluzione è dietro l’angolo.

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