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Un approccio Europeo

5/9/2014 | Francesco D'Arco

Durante quello che da molti è stato definito il Super Tuesday dell’Eurozona (parafrasando il “super-martedì” delle primarie americane, quando sono chiamati alle urne il maggior numero di elettori, ndr), il Parlamento Europeo ha dato il via libera: alla direttiva MiFID II e al regolamento MiFIR...


Lo avevamo sottolineato già a febbraio: il 2014 sarà un anno di forti accelerazioni per l’Unione Europea. Il semestre di presidenza greco e quello italiano (che partirà il prossimo 1° luglio) sono influenzati dalle elezioni del Parlamento Europeo che avranno luogo proprio a maggio, tra il 22 e il 25. Elezioni che riducono il numero di mesi operativi e, in qualche modo, dettano l’agenda spingendo l’Unione a chiudere le pratiche rimaste in sospeso nel 2013. L’ennesima conferma di questa previsione è giunta ad aprile quando il Parlamento Europeo in scadenza, nel corso della sua ultima plenaria, ha approvato una lunga serie di direttive e regolamenti che rivoluzioneranno il risparmio gestito: Mifid II, Ucits V e PRIPs. I tre acronimi, che per mesi hanno acceso i dibattiti dell’industria della consulenza finanziaria e dei fondi comuni, sono diventati realtà.

Durante quello che da molti è stato definito il Super Tuesday dell’Eurozona (parafrasando il “super-martedì” delle primarie americane, quando sono chiamati alle urne il maggior numero di elettori, ndr), il Parlamento Europeo ha dato il via libera: alla direttiva MiFID II e al regolamento MiFIR, pacchetto legislativo che andrà a sostituire le direttive 2002/92/EC e 2011/61/EU e la normativa 648/2012; al regolamento sui “Key Information Documents (KIDs) for packaged retail investment and insurance products”, ovvero sui cosiddetti PRIPs; alla revisione della direttiva su “Undertakings for collective investment in transferable securities”, meglio nota come UCITS V. Ma il Parlamento Europeo non si è fermato qui e ha adottato anche una serie di misure che completano l’Unione Bancaria e il sistema unico di sorveglianza, già in vigore. In particolare, è arrivata l’approvazione: del Single Resolution Mechanism (SRM), istituito per interventi di salvataggio delle banche; della direttiva Bank Recovery and Resolution (BRRD), volta a gestire i fallimenti e risanare le banche in crisi; e del Deposit Guarantee Scheme (DGS), norma che impone l’obbligo di garanzia dei depositi da parte delle banche fino a 100.000 euro (al momento della chiusura di questo numero di ADVISOR, a completare l’iter legislativo per tutte queste normative - MiFID, Ucits e PRIPs comprese - manca solo l’approvazione del Consiglio, ndr.).
Con il Super Tuesday non sono però cessate completamente le attività del Parlamento Europeo. Due giorni dopo, il 17 aprile, è arrivato un altro voto importante per il mondo del risparmio gestito: quello relativo agli emendamenti sul testo del regolamento ELTIFs sui fondi a lungo termine, ma in questo caso manca il voto sulla risoluzione legislativa finale per consentire al futuro Parlamento di aprire i negoziati con il Consiglio attraverso la fase dei triloghi.
Su questo fronte potrà (e dovrà) giocare un ruolo importante l’Italia che si troverà a gestire, durante il suo semestre di presidenza, una fase importante dell’iter per la nascita degli ELTIFs. Dietro questo acronimo, ricordiamolo, si nasconde la proposta di creare OICR armonizzati alternativi chiusi che investono prevalentemente in attività a lungo termine illiquide, specificatamente individuate, e che possano essere offerti anche ad investitori retail. Ma, per avvicinare i bisogni di finanziamento di lungo termine dell’economia con le necessità di investimento di lungo termine dei risparmiatori finali sarà fondamentale intervenire anche sul tema fiscale, aggiungiamo noi. 
La via degli ELTIFs dovrebbe portare con sé l’introduzione di sgravi fiscali per chi decide di investire in strumenti di lungo-termine. Una direzione già seguita dagli Individual Savings Accounts inglesi, dai Plan d’Epargne en Actions (PEA) francesi, e dalla proposta italiana, firmata Assogestioni, dei Piani Individuali di Risparmio (PIR). Quest’ultima, però, sembra ormai una proposta finita nel dimenticatoio del Governo italiano che quando affronta il tema risparmio gestito non considera al momento l’ipotesi “sgravi fiscali” (anzi, da luglio molti strumenti subiranno un aumento delle imposte). Il semestre di presidenza in Europa sarà l’occasione per avere un nuovo approccio verso il mondo dei fondi comuni? Questo è l’augurio di molti osservatori che sperano ancora nella nascita dei PIR, fosse anche sotto spinta dell’Europa.

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