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Poco risparmio nelle banche

2/18/2011 | Roberto Ruozi

La crisi ha avuto conseguenze assai negative sulle banche italiane. Secondo una recente indagine di R&S Mediobanca, infatti, nei primi mesi del 2009 l’aggregato delle principali banche italiane ha registrato un ROE del 4%, pari a un terzo di quello dell’industria.


 

La crisi ha avuto conseguenze assai negative sulle banche italiane. Secondo una recente indagine di R&S Mediobanca, infatti, nei primi mesi del 2009 l’aggregato delle principali banche italiane ha registrato un ROE del 4%, pari a un terzo di quello dell’industria. 
I ricavi delle stesse banche sono scesi del 6,4% e il loro risultato netto si è flesso del 3%, riducendosi nel complesso a poco più di 5 miliardi, sul quale livello si è assestato, grazie soprattutto a minori accantonamenti per attese perdite su crediti e a plusvalenze di carattere straordinario. L’incidenza dei crediti deteriorati sui mezzi propri delle banche in questione rimane molto elevata.
La rilevata discesa dei ricavi è stata determinata soprattutto dalla riduzione del margine di interesse provocata dalla discesa dei tassi non compensata dall’aumento delle commissioni, che – in modo particolare per quanto riguarda il risparmio gestito e la negoziazione di titoli – sono stagnanti. Anche il contenimento dell’attività di trading, che aveva dato un contributo essenziale prima della crisi, ha giocato nel senso suindicato.
 
L’accresciuta elevata incidenza dei crediti deteriorati sui mezzi propri, che ha raggiunto il 50%, livello che sale all’83% se si considerano i mezzi propri al netto degli avviamenti, preoccupa non poco e solleva l’attualissimo problema dell’adeguatezza o meno di tali mezzi propri anche alla luce degli impegni che saranno imposti alle banche da Basilea 3 nel non lontano 2013. 
Queste preoccupazioni sono ben presenti nelle banche considerate, le quali hanno deciso, o hanno allo studio, aumenti di capitale senza i quali il loro sviluppo o anche la loro semplice sopravvivenza ai livelli attuali non saranno possibili. 
 
La borsa del resto continua a penalizzare le azioni bancarie, fenomeno questo che in verità caratterizza quasi tutta l’Europa, con le sole eccezioni delle banche dei paesi nordici e della Gran Bretagna.
La situazione è più serena negli Stati Uniti dove, in tempi rapidissimi, e in seguito all’adozione di misure di ristrutturazione interna assai drastiche e probabilmente non possibili in Europa e tantomeno in Italia, l’andamento economico e patrimoniale delle grandi banche è tornato ampiamente positivo, tanto è vero che si attendono campagne di dividendi particolarmente attraenti per la prossima primavera quando si chiuderanno i bilanci del 2010.
 
L’Associazione bancaria italiana pensa che tempi migliori si approssimino anche per le nostre banche. 
Un suo rapporto previsionale diffuso all’inizio di quest’anno dimostra infatti che, nonostante la probabile lentezza dell’attesa ripresa dell’economia reale e i dubbi che caratterizzano i debiti sovrani, i cui titoli figurano massicciamente nei portafogli delle nostre banche, il biennio 2011-2012 dovrebbe vedere una crescita dei profitti bancari. Il ROE si manterrà tuttavia a livelli inferiori a quelli degli anni precedenti la crisi e sorte simile sembra caratterizzare anche i profitti bancari nel loro insieme.
Fenomeni positivi sembrano invece attesi nel comparto dell’erogazione del credito, che dovrebbe tornare a crescere, peraltro, in presenza di un livello di sofferenze che non dovrebbe peggiorare. 
Le già citate previsioni in materia di aumenti di capitale, e quindi di patrimonializzazioni, dovrebbero favorire il rilancio del credito bancario alle piccole e medie imprese e alle famiglie.
 
A sostegno dell’ipotesi di ripresa dell’economicità delle nostre banche nel prossimo futuro sta anche la constatazione dell’aumento in atto sui tassi di interesse, che dovrebbe allargare i margini, come solitamente accade quando appunto i tassi aumentano. 
Tutte le analisi storiche effettuate in argomento dimostrano, del resto, che esiste una correlazione piuttosto stretta fra aumento dei tassi di interesse e aumento del profitti bancari.
Nella situazione presente vi è però un elemento che potrebbe giocare contro tale correlazione, ed è rappresentato dalla differenza che caratterizza il livello dell’aumento dei tassi in Italia e negli altri paesi dell’Unione europea. In particolare i tassi guida rappresentati dai rendimenti dei titoli pubblici sono certamente superiori in Italia rispetto a ciò che caratterizza altri paesi, come la Germania. 
 
Tale situazione trascina il costo della raccolta delle banche e le obbliga a investire, ad esempio in crediti, a tassi che potrebbero essere non competitivi rispetto a quelli praticati nei mercati, dove il costo della raccolta e dei titoli pubblici è inferiore. 
Questa è una considerazione importante, che tuttavia riguarda solo i segmenti alti della clientela bancaria dotata di ampia forza contrattuale e di mobilità bancaria internazionale. Essa riguarda assai meno le piccole e medie imprese e le famiglie, che costituiscono la parte di gran lunga preponderante della clientela delle banche italiane.
 
C’è da chiedersi se l’aumento dei margini dell’intermediazione tradizionale sarà accompagnato anche dalla ripresa delle commissioni e specialmente di quelle connesse alla gestione del risparmio.
In materia è veramente difficile fare previsioni specie perché i problemi della gestione del risparmio in Italia sono, non solo legati all’andamento dei mercati finanziari, ma anche a elementi strutturali, come la fiscalità che ci penalizza rispetto a quanto accade negli altri paesi. 
In linea di massima si tratta di un settore che negli ultimi anni è stato abbastanza stagnante e che non ha certamente ricevuto nessun incentivo dall’andamento della nostra borsa, il quale peraltro non è stato compensato dall’andamento favorevole di altri mercati esteri dato che la propensione dei risparmiatori italiani per investimenti al di fuori del paese è estremamente limitata. Anche i mercati obbligazionari, sui quali è recentemente in gran parte concentrato il risparmio gestito non sono stati particolarmente brillanti. 
 
Le cose potrebbero cambiare con la ripresa dei tassi di interesse, la quale potrebbe rimettere in moto un meccanismo essenziale per le banche, per i loro clienti e per il mercato finanziario nel suo complesso. Visto quanto ho prima detto a questo proposito, può essere che il 2011 sia l’anno della svolta che tutti attendiamo e che, conseguentemente, anche le commissioni che le banche percepiranno per questa attività possano tornare a dare un contributo positivo ai loro conti economici.

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