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Credito e tecnologia, passa da qui la crescita delle reti

1/20/2024 | Francesco D'Arco

Il governatore della Banca d'Italia, Fabio Panetta, ha indicato due rischi per il mondo bancario. Se il sistema non si attrezza saranno causa di prossime crisi.


Il nuovo governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta continua a mantenere fede allo stile mostrato nel corso del suo primo intervento pubblico (avvenuto lo scorso 30 novembre 2023). Anche il 17 gennaio 2024, in occasione della partecipazione al Comitato Esecutivo dell’ABI, in 40 minuti di intervento si spinge dalle analisi ai suggerimenti offrendo diversi spunti di riflessione e lanciando alcuni importanti moniti.

 

Non mi voglio soffermare sulle analisi relative alla situazione economica internazionale e nazionale, sullo stato di salute delle banche italiane (giudicato positivo). E neanche sulle riflessioni in merito a inflazione e tassi. Quello che, credo, valga la pena evidenziare sono i moniti e i relativi suggerimenti lanciati al mondo delle banche in merito al tema crediti e innovazione. Due aspetti che, a detta del governatore Panetta, presentano dei rischi futuri (non troppo prossimi) che devono essere anticipati se non vogliamo trovarci di fronte a nuove crisi. Rischi che riguardano in maniera diretta anche il mondo delle banche-reti che, forse, possono oggi contare su un vantaggio competitivo rispetto alle realtà più tradizionali, e quindi cogliere nelle parole del Governatore della Banca d’Italia nuovi stimoli per accelerare ulteriormente su aspetti come il credito e la tecnologia (appunto). Ma andiamo con ordine.

 

Sul fronte del credito Panetta ha evidenziato alcuni segnali negativi: “Qualche tensione sulla qualità del credito si vede già, sia tra le imprese che tra le famiglie”. Certo “ancora piccoli segnali” ha chiarito il Governatore della Banca d’Italia, “ma la velocità di questa progressione è indicativa. Quello che conta per l’emersione dei crediti deteriorati e dell’insolvenza infatti non è tanto la violenza della caduta, noi abbiamo avuto una caduta verticale con la pandemia, ma poi un rimbalzo. Quello che fa male, quello che abbiamo visto durante la crisi finanziaria e durante la crisi dei debiti sovrani, è la persistenza di un’economia che non cresce, la durata delle tensioni di carattere prima economico e poi finanziario. È questo che fa male all’economia, perché le imprese, quando hanno delle riserve, se si ha una caduta breve danno fondo a quelle riserve. Ma se poi va avanti un anno dopo l’altro, non ce la fanno. Così come le famiglie, quando hanno difficoltà sul lavoro il mutuo lo pagano, ma quando diventa disoccupazione su base permanente poi non ce la fanno. E allora diventano insolventi. Se questa fase di debolezza dell’economia continuerà, allora bisognerà aprire una riflessione”.

 

Segnali di pericolo arrivano anche dal mondo tecnologico. A riguardo Panetta invita ad una riflessione che non deve basarsi sul “timore verso le fintech, soggetti che ormai vediamo essere entrati nel sistema e collaborare spesso con le banche”. Il vero rischio risiede non nella tecnologia in sé, ma in quei soggetti che “hanno a disposizione quantità enormi di dati e di informazioni, e hanno la capacità di gestire centinaia di milioni o miliardi di clienti con una profilazione granulare, mirata, e che possono così creare dei close loop services, recinti chiusi all’interno dei quali possono per esempio integrare servizi di natura finanziaria in maniera blindata. È un tema che si affronta in maniera ricorrente in tutti i contesti internazionali, nei G7 e nei G20: fino ad ora, la regolamentazione ha impedito alle big tech, soggetti che hanno una capitalizzazione anche di 3mila miliardi e una liquidità di 400 miliardi, superiore alla capitalizzazione di tutte le banche europee, di entrare nel settore. Soprattutto perché le autorità oggi non sono disposte a fare un salto nel buio riguardo a una rivoluzione nella finanza dell'economia reale, compito che attualmente è principalmente svolto dalle banche. Ma questa limitazione non sappiamo quanto durerà. O ci attrezziamo a questa sfida competitiva, come Paese e come banche, o questo diventerà il nostro prossimo problema”.

 

In pratica, secondo le riflessioni del Governatore della Banca d’Italia, la sfida futura riguarderà il finanziamento dell’economia reale. Da un lato bisognerà controllare il rischio dei crediti deteriorati, ma dall’altro sarà importante lavorare su un utilizzo più “intelligente” della tecnologia e mettersi in condizione di profilare in maniera ancora più granulare la clientela. E, aggiungiamo noi, in fondo le due sfide sono strettamente correlate tra loro per questo serve un’azione unica in grado di affrontarle nel migliore dei modi. E le realtà, che oltre alla tecnologia potranno contare sulla fiducia della clientela, grazie al valore dei professionisti della consulenza che gestiscono le relazioni con i clienti finali, potranno guadagnare nuove quote di mercato ed essere protagonisti e leader non più del solo mercato delle “banche-reti”, ma dell’intero mercato bancario.

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