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Risparmio gestito: è boom di autorizzazioni da Bankitalia

7/22/2024 | Marcella Persola

E' questa una delle osservazioni contenute nel lavoro presentata dall'authority che ha analizzato il lavoro svolto tra il 2021-2023


Gli intermediari esteri continuano a manifestare un significativo interesse verso il mercato italiano. E' questa una delle osservazioni contenute nel lavoro presentata da Banca d'Italia in merito all'attività di vigilanza e di stabilità finanziaria.

Il lavoro descrive l'attività autorizzativa svolta dalla Banca d'Italia nell'ultimo triennio (2021-2023) e permette di individuare alcuni trend di mercato. Nel triennio 2021–2023 la Banca d’Italia ha adottato complessivamente 83 provvedimenti autorizzativi e ha rilasciato 110 pareri nell’ambito di altrettanti procedimenti di competenza della Consob.

Sul fronte bancario sono solo 2 nuove banche quelle autorizzate nel periodo considerato, mentre il comparto non bancario ha mostrato un elevato dinamismo. In particolare è elevato il numero di autorizzazioni rilasciate, in particolare, nel settore del risparmio gestito. Nel triennio 2021-2023 hanno fatto ingresso nel mercato 21 società di gestione del risparmio (SGR) e 27 società di investimento a capitale fisso (SICAF). Le iniziative autorizzate riguardano in prevalenza i settori del venture capital e del private equity e rispondono all’esigenza dei promotori di valorizzare l’esperienza acquisita nei medesimi campi per ampliare la propria operatività e raccogliere fondi anche da altri investitori. Invece sono state solo 3 le società di investimento semplici (c.d. s.i.s.), nuovo veicolo di investimento costituito in forma di SICAF, introdotto nel 2019 dal Decreto Crescita per raccogliere e gestire capitali presso investitori istituzionali e privati per effettuare investimenti in startup e piccole e medie imprese (PMI).

Nel segmento del credito non bancario sono stati autorizzati nello scorso triennio 8 intermediari finanziari ex art. 106 TUB, tutti parte di gruppi societari già vigilati o di matrice industriale. Numerose sono state anche le iniziative nel settore dei pagamenti (16 tra istituti di pagamento e istituti di moneta elettronica), quasi tutte caratterizzate da un significativo contenuto tecnologico. 

Banca d'Italia mostra nello studio che sono anche stati rilasciati pareri alla Consob nell’ambito del processo autorizzativo delle SIM, in prevalenza per l’esercizio delle attività di negoziazione in conto proprio, esecuzione di ordini per conto dei clienti e consulenza in materia di investimenti. Più della metà delle iniziative si inscrive nel processo di riposizionamento di operatori del Regno Unito a seguito della Brexit. Nei casi esaminati, ciò si è tradotto nella costituzione di intermediari di diritto italiano, che hanno poi continuato a operare nell’Unione europea in regime di passaporto

 

Nel complesso possiamo evidenziare che c'è stato un certo fermento soprattutto dall'estero. La Banca d’Italia ha ricevuto complessivamente 293 notifiche da parte delle Autorità dei paesi di origine per consentire ad intermediari comunitari di operare in Italia con stabilimento e/o in libera prestazione di servizi (LPS). Le notifiche sono pervenute da tutti i Paesi dell’Unione europea, con qualche peculiarità: per le società di gestione il primo paese per numero di notifiche rimane la Francia, dove l’industria dei fondi di investimento alternativi (FIA) è particolarmente sviluppata seguono Lussemburgo e Irlanda, dove gli operatori possono beneficiare della presenza di società specializzate nell’offerta di servizi accessori (ad esempio, servizi informatici e di deposito titoli), oltre che di forme di agevolazione fiscale. Per gli istituiti di moneta elettronica e di pagamento il primo paese per numero di notifiche è la Lituania, seguita da Malta e Irlanda. 

In conclusione quindi si può affermare che tra le tendenze che interessano il mercato italiano e modificano gli scenari competitivi, va registrato l’interesse di primarie società fintech dell’Unione europea a espandere la propria presenza nel nostro Paese. Nell’ultimo triennio almeno cinque operatori esteri fortemente innovativi – quattro banche e un istituto di moneta elettronica – hanno notificato l’intenzione di stabilire succursali in Italia, dove alcuni di essi erano già attivi in regime di libera prestazione di servizi. L’affermarsi di nuovi servizi e modelli operativi è di norma coinciso con l’ingresso di nuovi soggetti sul mercato; sebbene infatti in molti casi anche gli intermediari esistenti possano svolgere le nuove attività oggetto di disciplina dedicata, è frequente la costituzione di soggetti specializzati, spesso di piccole dimensioni, dotati di strutture di costo flessibili, grazie anche al frequente ricorso all’outsourcing e ad accordi di partenariato.

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