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7/2/2019 | Daniele Riosa
Gli investitori istituzionali italiani sono sempre più sostenibili nelle loro strategie d’investimento. E’ quanto emerge dal Mercer European Asset Allocation Survey 2019 presentato alla stampa a Milano e che analizza le tendenze di asset allocation dei grandi investitori istituzionali, fondi pensione in particolare. Nello specifico il confronto tra il campione europeo e quello italiano evidenzia inoltre le peculiarità del mercato nazionale.
L’85% del campione italiano dichiara di considerare i temi ESG nell’attività di investimento. Questo dato, in significativa crescita rispetto all’edizione precedente è superiore a quello medio europeo, che si ferma al 55% (i dati 2018 si attestavano su valori meno importanti, pari al 56% e 40% rispettivamente).
Giunta quest’anno alla 17esima edizione, l’indagine ha coinvolto ben 876 portafogli europei, rappresentativi di 12 Paesi, per un totale di oltre 1.000 miliardi di euro di attività. Molto buona la rappresentatività dell’Italia, che pesa quest’anno per l’8% del campione, grazie alla partecipazione all’indagine di Casse di previdenza (con un peso pari al 23%), Fondi pensione (sia negoziali che pre-esistenti, con un peso pari al 67% del campione) e Fondazioni di origine bancaria (con un peso pari al 10%) con spunti quantitativi e qualitativi circa le proprie scelte di allocazione strategica e tattica.
Luca De Biasi, wealth business leader di Mercer Italia, spiega che “in un contesto di informazione simultanea su scala globale, nel portare a contemplare criteri ESG nelle scelte di investimento, il rischio reputazionale tende ad assumere sempre maggiore importanza, come indicato dal 55% del campione italiano. Si tratta di un dato molto superiore al dato europeo, balzato anch’esso dal 18% del 2018 al 29%. E’ peculiare invece evidenziare come la pressione regolamentare, menzionata dal 56% dei rispondenti in Europa, sia nei pensieri solo del 45% del campione italiano. Mercer prevede che questa tendenza si rafforzerà, anche in Italia a seguito dell'introduzione della direttiva europea sulle pensioni (2017) IORPII e nel Regno Unito per effetto del Regolamento del Dipartimento del lavoro e delle pensioni (DWP) che entrerà in vigore nell'ottobre 2019”.
De Biasi evidenzia come “il campione italiano è inoltre molto lucido rispetto al timore degli impatti finanziari che possono nascere dal non considerare i fattori ESG nella redazione di una politica di portafoglio, superando il dato europeo pari a 29%. Mercer Italia continuerà a lavorare con il mercato italiano per aiutarli a integrare le considerazioni ESG nella strutturazione di portafoglio”.
“L’attenzione agli impatti di portafoglio dei fattori ESG è uno sviluppo positivo per il mercato. Notiamo poi un rinvigorito focus anche dal punto di vista della stewardship (gestione aziendale) con circa il 27% dei rispondenti alla Survey che prendono in considerazione il Proxy voting e le attività di engagement quando selezionano gestori di investimento. Un dato ancora maggiore per l’Italia, dove è pari a circa il 38%. Opportunità nel mondo degli investimenti sostenibili sono accessibili anche o principalmente attraverso i mercati privati (Private Equity, Infrastrutture), che consentono di finanziare società nonquotate e progetti in grado di apportare reali benefici nella direzione di un’economia sostenibile e a basse emissioni” spiega De Biasi. Mentre solo il 14% degli intervistati in Europa (15% in Italia) ha indicato che le decisioni di portafoglio sono guidate dalle sfide poste dai cambiamenti climatici (in lieve calo rispetto al 17% nel 2018).
Marco Valerio Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia, si sofferma anche lui su questo aspetto e sottolinea che “nell’ottica di lungo periodo propria degli istituzionali ha fatto sì che, sia nelle scelte di investimento societario, sia nelle posizioni assunte nel processo di Stewardship sia sempre più diffusa l’attenzione ai fattori ESG, anche in relazione alle importanti novità normative, che attestano l’attenzione del regolatore. Il Global Risk Report di MMC Companies, che da 14 anni per il World Economic Forum categorizza e classifica le dimensioni di rischio a livello global, indica con chiarezza che, per la Business Community globale è necessario ampliare l’insieme dei fattori di rischio presi in esame per determinare le performance delle attività economiche nel lungo periodo, in relazione alle implicazioni sia materiali, ovvero la profittabilità, che immateriali, ovvero la loro reputazione presso tutti gli stakeholder".
"Guardando al futuro - conclude Moorelli - è probabile che sempre più investitori istituzionali incorporino la sostenibilità come parte integrante del proprio processo di investimento strategico. Chi non abbia ancora prestato sufficiente attenzione alla sostenibilità dovrebbe al più presto considerare questa dimensione già nel breve termine per garantire di muoversi nel sempre migliore interesse dei propri stakeholder”.
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