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Mercati privati, cresce l’ottimismo degli investitori

11/4/2024 | Redazione ADVISOR

Secondo la nuova survey di Goldman Sachs AM, gli investitori stanno estendendo i propri portafogli sui private markets sempre più spesso operando sui mercati secondari


Secondo la nuova indagine Private Markets Diagnostic Survey del 2024 di Goldman Sachs Asset Management, intitolata Charting New Routes, gli investitori dei mercati privati sono più ottimisti sulle opportunità di investimento rispetto allo scorso anno. Se da un lato le preoccupazioni relative ai rischi di recessione e all’inflazione si sono attenuate, dall’altro l’attenzione si concentra maggiormente sui conflitti geopolitici e sulle valutazioni ancora elevate. L’indagine è disponibile al seguente link: https://am.gs.com/en-gb/institutions/insights/report-survey/private-markets-survey

“Il sentiment si sta lentamente evolvendo, passando da cauto a coraggioso”, ha dichiarato Dan Murphy, Head of Alternative Portfolio Solutions di Goldman Sachs Asset Management. “Dalla survey dello scorso anno emergeva che gli investitori e i gestori stavano seguendo la rotta, mentre quest’anno l’ottimismo è in crescita in tutte le asset class alternative. Gli investitori stanno costruendo allocation in nuove aree dei mercati privati, favorendo una sotto-allocazione per molti investitori - in particolare in aree in espansione come il private credit e le infrastrutture, oltre a diversi access point, tra cui investimenti sul mercato secondario e co-investimenti”.

Gli investitori continuano a puntare in modo attivo sul private credit e sui target infrastrutturali, mentre le allocation sul mercato privato si diversificano, aumentando i livelli di distribuzione pur concentrandosi su un numero minore di relazioni. Il budget degli investitori è ancora sotto-allocato nelle diverse strategie del mercato privato, con sfide legate alla sovra-allocation in strategie incentrate sul private equity per gli investitori del continente americano. I gestori stanno ampliando la propria offerta. Quasi un terzo di loro sta infatti considerando o utilizzando la vendita di una partecipazione azionaria per capitalizzare le management company. Con la frenata delle exit per via delle preoccupazioni legate alle valutazioni elevate, in particolare da parte degli investitori, l’indagine ha evidenziato che i gestori si stanno concentrando sulla crescita della top-line come principale fonte di creazione di valore per colmare il divario. Gli investitori stanno invece uscendo dalla tipica struttura di drawdown, con veicoli semi-liquidi che si stanno espandendo fino a includere strategie azionarie, e il 79% di loro sta incrementando o mantenendo lo stesso livello di impiego di capitale.

“Il sentiment degli investitori è ampiamente in miglioramento, anche in asset class come il real estate, che negli ultimi due anni hanno dovuto affrontare venti contrari”, ha affermato Jeff Fine, Global Co-Head of Alternatives Capital Formation di Goldman Sachs Alternatives. “L’attenzione degli investitori per i rischi macroeconomici, che lo scorso anno erano in cima alla lista dei timori, si è ridotta in scia al calo dell’inflazione e al taglio dei tassi di interesse. Rimangono tuttavia le preoccupazioni per le valutazioni elevate e il relativo impatto sui volumi di negoziazione”.

La liquidità è un tema di primaria importanza per molti investitori. I gestori stanno valutando costantemente soluzioni di liquidità per restituire il capitale agli investitori, dato che le exit continuano a essere frenate dalla persistente incertezza macroeconomica e dalle divergenze di valutazione tra buyer e seller. Anche gli investitori desiderano un maggiore controllo sui loro profili di liquidità, costruendo allocazioni in veicoli semi-liquidi in tutte le asset class e aumentando l’engagement con il mercato secondario per esplorare alternative di liquidità. L’intelligenza artificiale (AI) continua a essere ritenuta il principale driver dell’innovazione del settore, indicata dal 37% dei partecipanti, seguita dal mercato retail (20%). Anche le aziende si stanno evolvendo: Il 75% sta introducendo nuove strategie nell’offerta di prodotti e il 35% sta raccogliendo capitali di terzi o sta valutando di farlo.

 

L’outlook degli investimenti è in continuo miglioramento in tutte le strategie dei mercati privati

Il sentiment è ampiamente positivo in tutte le asset class, con i gestori più ottimisti rispetto agli investitori. Il sentiment generale è leggermente positivo anche per il comparto del real estate, l’asset class più problematica, con il 38% degli investitori che vede migliori opportunità di investimento, rispetto al 31% che le ritiene meno positive. Gli investitori continuano ad avere fiducia nel private equity e restano ottimisti per le infrastrutture, ritenendo che quest’asset class possa continuare a offrire performance costanti attraverso i cicli di mercato. Il credito sta iniziando a perdere il supporto di quasi un quarto degli investitori, ma gli investitori rimangono complessivamente positivi.

“Mentre alcuni investitori riscontrano criticità legate a una sovra-allocazione, gli investitori rimangono in generale sotto-allocati nei mercati privati e continuano a mostrare un forte interesse per nuovi access point, tra cui i coinvestimenti, gli investimenti nel mercato secondario e i veicoli semi-liquidi”, ha dichiarato Stephanie Rader, global Co-Head of Alternatives Capital Formation di Goldman Sachs Alternatives.

I conflitti geopolitici sono in cima alla lista dei rischi macroeconomici, sostituendo i timori di recessione

Lo scorso anno il rischio di recessione economica rappresentava il principale rischio macroeconomico segnalato dai partecipanti all’indagine (48%). Quest’anno invece è sceso al terzo posto (35%), superato dal conflitto dai timori legati ai conflitti geopolitici (61%) e dalle valutazioni elevate (40%). Gli investitori sono relativamente più attenti ai rischi di downside derivanti da valutazioni elevate, recessione e inflazione rispetto ai gestori, mentre questi ultimi si dichiarano più preoccupati per i tassi d’interesse e la regolamentazione rispetto agli investitori.

Allocazioni stabili ma variegate

Le allocazioni relative sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto allo scorso anno, mentre la crescita complessiva degli asset in portafoglio ha portato a un aumento dei target di valutazione assoluti, grazie a un effetto denominatore inverso. gli investitori dichiarano di essere sotto-allocati nelle asset class in cui le allocazioni sono probabilmente più recenti e in crescita. più della metà degli investitori presenta sotto-allocazioni nel private credit e oltre il 40% detiene delle partecipazioni al di sotto del proprio target nel segmento infrastrutturale, con un numero maggiore di investitori che vanta allocazione in entrambe le asset class rispetto allo scorso anno. Per contro invece, le sovra-allocazioni si sono concentrate in gran parte tra gli investitori del continente americano all’interno dei loro portafogli di private equity, dove le allocation sono probabilmente più mature.

Quasi la metà degli investitori sta effettuando allocazioni in investimenti del mercato secondario e in coinvestimenti, con un aumento significativo rispetto allo scorso anno. per quanto riguarda i coinvestimenti, gli investitori potrebbero essere vincolati da qualcosa di più del semplice set di opportunità: la “competenze del team di investimento” e le “capacità operative” sono state segnalate come le maggiori sfide per la gestione delle proprie organizzazioni. A causa della sotto-allocazione generalizzata, il 39% degli investitori sta aumentando il deployment mentre solo il 21% lo sta riducendo, con un calo rispetto al 39% dello scorso anno. Gli investitori si concentrano maggiormente sull’impiego di capitale nelle strategie di credito (34%), dove la sotto-allocazione è più pronunciata. Seguono il private equity (18%), l’immobiliare e le infrastrutture (10% ciascuno).

Aumentano le aspettative per l’attività sui mercati dei capitali, ma anche per i default

Nonostante il calo dei multipli delle transazioni, le valutazioni sono ancora ampiamente considerate elevate, soprattutto dagli investitori. I gestori ritengono che le valutazioni (60%) e la ricerca di opportunità interessanti (56%) siano i maggiori ostacoli all’impiego del capitale, mentre le exit sono ostacolate dall’incertezza macroeconomica (58%) e dalle valutazioni (53%). Per contribuire a colmare il divario nelle valutazioni, i gestori si concentrano sulla creazione di valore attraverso la crescita dei ricavi: Il 63% dei gestori prevede di creare valore aumentando i ricavi organici attraverso i canali esistenti e il 52% incrementando i ricavi organici mediante nuovi canali. Tra le altre strategie di creazione di valore segnalate vi sono le attività di M&A (45%), il miglioramento dei margini grazie alla tecnologia o all’efficienza (35%) e la creazione di nuovi prodotti o servizi (27%).

“A fronte di un rallentamento delle exit e di alcune valutazioni considerate elevate, i gestori si concentrano sulla crescita della top-line come fonte primaria di creazione di valore”, ha affermato Amy Jupe, Global Co-Head del team External Investing Group (XIG) Private Equity Primaries di Goldman Sachs Asset Management.

I modelli di liquidità previsti sono stati in gran parte in linea con lo scorso anno, in particolare per quanto riguarda la ricerca di un’exit completa. Le cessioni strategiche continuano a essere la principale strategia di exit (81% afferma che probabilmente o quasi probabilmente ne farà ricorso), seguite a stretto giro dalle operazioni di cessione di sponsor (70%), mentre si registra un minore ottimismo per quanto riguarda il mercato delle IPO. È aumentata la domanda di soluzioni di liquidità intermedie, con il recap dei dividendi che è diventata la strategia più popolare (54%), seguito dai continuation vehicle (52%) e dalle azioni privilegiate (44%).

La maggior parte dei gestori ha incrementato le capacità e le proposte negli ultimi anni, attraverso la crescita organica del personale esistente (46%), il carveout da altre società (24%) o l’acquisizione completa di un’altra organizzazione (5%).

“I gestori stanno ampliando la loro offerta di prodotti sia in termini di strategie che di strutture e spesso cercano capitali esterni per sostenere questi piani di espansione”, ha dichiarato Ali Raissi, Global Co-Head del Petershill Group di Goldman Sachs.

La sostenibilità è più importante al di fuori degli Stati Uniti

La sostenibilità rimane un target fondamentale per i grandi investitori e per quelli al di fuori del continente americano. Il grado di adozione varia a seconda degli asset, con la coorte più numerosa di investitori più propensa a prendere in considerazione fattori sostenibili e un più ampio bacino di stakeholder (84%).

“Continuiamo a registrare un’attenzione significativa per gli investimenti sostenibili da parte di grandi investitori, in particolare in EMEA e APAC, ma gli investitori hanno ancora molto lavoro da svolgere per raggiungere i loro obiettivi”, ha affermato John Goldstein, Global Head of Sustainability and Impact Solutions, Asset & Wealth Management di Goldman Sachs.

Conclusioni

Mentre lo scenario macroeconomico rimane relativamente stabile seppur incerto, gli investitori e i gestori hanno espresso un crescente ottimismo in tutte le asset class. Il processo di normalizzazione dopo la pandemia di Covid-19 è ancora in corso e la traiettoria di crescita a lungo termine dei mercati privati si mantiene solida.

“Le nuove frontiere dell’IA, dei veicoli di investimento e della creazione di valore vengono esplorate sempre più spesso, sia in modo opportunistico che per necessità. In futuro, ci aspettiamo che gli investitori e i gestori continuino a adattarsi all’evoluzione del panorama dei mercati privati, che stanno assumendo un ruolo sempre più cruciale in tutti i settori e in tutte le regioni”, ha concluso Dan Murphy, Head of Alternative Portfolio Solutions di Goldman Sachs Asset Management

 

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