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Imprese Private, la storia dei vini Malaspina

8/30/2024 | Paola Sacerdote

Negli anni ’60 si virò su variegati francesi con impianti di Merlot, Cabernet, Pinot Nero e Chardonnay, come spiega Currado che dal 2015 guida l’impresa di famiglia a Bobbio.


La Storia, quella con la S maiuscola, non si può comprare. E sono poche le famiglie italiane che possono contare su una remota e documentata origine come i marchesi Malaspina, titolari dell’eponima azienda vitivinicola situata a Bobbio (Piacenza), il centro più importante della Val Trebbia, nell’area dell’“Appennino delle quattro province”, dove confinano le montagne delle province di Piacenza, Genova, Alessandria e Pavia.

La casata dei Malaspina, tra le più antiche d’Europa, discende degli Obertenghi, il cui capostipite fu Otbertus, marchese di Milano e conte di Luni vissuto tra il 940 e il 980, e grazie al meticoloso lavoro della famiglia nel corso dei secoli, la sua storia è documentata nell’archivio storico di Palazzo Malaspina, nel centro storico del paese, dove ha sede l’azienda. 

Nell’archivio, costituito da circa 1.300 volumi e 100 cinquecentine, sono conservati libri, documenti e manoscritti di particolare interesse storico: il più antico, datato 29 settembre 1164, è un “Diploma Imperiale” firmato dal Barbarossa, col quale l’imperatore, come ringraziamento per i servizi ricevuti, concesse ai Malaspina i domini di Liguria, Lunigiana, Lombardia ed Emilia.

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Tra gli avi di maggiore rilevanza storica non si può non ricordare Alessandro Malaspina, navigatore ed esploratore famoso nel mondo ma quasi sconosciuto in Italia. Nato nel 1754 a Mulazzo, in Lunigiana, ufficiale della Real Armada di Spagna, realizzò tra il 1784 e il 1794 una importantissima spedizione intorno al mondo, considerata a pieno titolo la prima esplorazione veramente scientifica della storia. Principale obiettivo del viaggio era di fare il giro del mondo e condurre uno studio esaustivo e una mappatura dei possedimenti dell’allora Impero spagnolo: vennero raccolte numerosissime informazioni e materiali scientifici, furono redatte relazioni economiche, venne disegnata una mappa dei possedimenti della Corona di Spagna e svariate carte idrografiche furono tracciate. Scoprirono 357 specie di uccelli, 124 di pesci, raccolsero campioni di 14.000 piante e gran quantità di semi, la maggior parte dei quali trovò poi collocazione nel giardino botanico e nel Museo di scienze naturali di Cadice.

Tanti antenati illustri, nel cui solco affonda le proprie radici pluricentenarie anche l’azienda vitivinicola. Nell’archivio Malaspina sono infatti conservate le mappe del 1772 (in foto sopra) dei possedimenti di Sant’Ambrogio della famiglia realizzate dall’ingegnere Antonio Maria Losio, “pubblico misuratore della città di Bobbio”, che provano che già all’epoca si produceva il vino.

Ai giorni nostri i vigneti dell’azienda localizzati in Bobbio si trovano per la maggior parte sulle due sponde del fiume Trebbia, a partire da un’altitudine di 300 metri sul livello del mare, fino ad arrivare a 500-600 metri

“Siamo un’azienda di montagna, con tutte le problematiche che questo comporta” racconta Currado Malaspina, che dal 2015 conduce l’impresa di famiglia, gestita per molti anni dal padre Obizzo (entrambi nella foto in alto). “Chi non è cresciuto in questo mondo non può capire le difficoltà da quando si pianta una barbatella - la talea da cui originano le viti - a quando si porta il vino sul mercato. Tutte le fasi sono importanti e tutte hanno bisogno della stessa dedizione”. 

La trasformazione più importante a livello territoriale è avvenuta negli anni ’60 del secolo scorso, quando vennero abbandonate le uve autoctone dei Colli Piacentini Doc per virare su variegali francesi con impianti di Merlot, Cabernet, Pinot Nero e Chardonnay volute fortemente da Folchetto Malaspina, nonno di Currado e padre di Obizzo, che, console italiano a Bruxelles e apprezzando i vini francesi, decise una rotazione dei vigneti, verso variegali più internazionali.

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A Currado si deve l’iniziativa di stringere ancora di più il legame tra la gloriosa storia della famiglia e la cantina: ogni vino prodotto dall’azienda, ad eccezione dell’Ortrugo che è il vino per antonomasia del territorio, e del Metodo Classico (cui peraltro verrà presto dato il nome di Costanza, dalla zia di Currado che durante l’occupazione nazista di Bobbio, grazie al fatto che parlava tedesco, non solo riuscì a salvare l’archivio di famiglia ma salvò anche un gruppo di partigiani dalla fucilazione), ha oggi un riferimento storico a un antenato o è comunque legato al territorio di Bobbio. 

Per raccontare questo viaggio, è dunque doveroso esordire con l’Otbertus, che deve il nome al capostipite della dinastia. Prodotto da uve 100% Pinot Nero, vinificato in rosso, ha un color rubino tenue, che ricorda i frutti a bacca rossa, di bosco e ciliegie selvatiche, delicatamente speziato. Per l’Otbertus Currado ha fortemente voluto una bottiglia importante, la Borgognotta, tradizionalmente utilizzata nella regione francese della Borgogna, caratterizzata da un corpo più largo rispetto ad altre bottiglie, spalle pronunciate e con il collo lungo e slanciato.

Un altro vino di punta della cantina è il Sant’Ambrogio, che prende il nome dal più antico e sopra citato possedimento della famiglia, ed è un blend di Merlot (70%) e Cabernet Sauvignon (30%). Ha un colore rosso granato che ricorda la ciliegia e la mora di bosco, con sentori vinosi di cuoi e tannini. 

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Tra gli ultimi nati merita menzione l’Apollonia, uno Chardonnay in purezza con una piccola percentuale di Pinot Bianco per dare sapidità al vino, prende il nome da un’antenata dei Marchesi Malaspina, che nel 1440 andò in sposa a Cesare Bonaparte, avo di Napoleone. Di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, il vino ha un profumo floreale tendente ad un frutto fresco con sentori di pesca e banana, con un sapore elegante e persistente con note fresche e sapide.

Da ultimo infine non possiamo non ricordare l’Alejandro, in ricordo del celebre avo navigatore Alessandro Malaspina. Pinot Nero vinificato in rosa, con una piccola percentuale di Müller Thurgau, per dare un po’ di rotondità, profumo e freschezza, ha un colore rosa tenue, profumo vellutato che ricorda la fragola fresca e un richiamo alla viola. Al gusto si presenta armonioso, morbido e sapido.

Caratteristica quest’ultima che sarebbe stata apprezzata dallo sferzante padre della letteratura italiana, l’Alighieri, che proprio dai Malaspina venne ospitato nel 1306 durante il suo esilio di guelfo bianco da Firenze. Da Currado, figlio di Federico I e nipote di Currado il Vecchio, capostipite del ramo dello Spino Secco, citato nella Divina Commedia, nel canto VIII del Purgatorio.

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