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6/21/2024 | Daniele Barzaghi
Due cugini che si sentono come fratelli, Nicola Laggia e Dimitri Piccolo, poiché entrambi figli unici, di età simile – 31 e 27 anni – e perché cresciuti nella stessa cultura del lavoro, di una stagione commerciale che da marzo ad ottobre non dà scampo (in estate non oltre 4-5 giorni di stop) e con la passione ereditaria per il vetro, per quello artistico di vasi, lampadari e specchi, che da sempre contribuisce al mito di Venezia nel mondo.
Nicola e Dimitri sono i rappresentanti della terza generazione di proprietari (foto in alto) di una delle vetrerie più di successo di Murano, la Venier, fondata dal nonno Enzo Laggia e fatta prosperare dai loro genitori, Marino (padre di Nicola) alla gestione e Elisabetta (madre di Dimitri) su produzione e allestimenti.
Nipoti di un muranese Doc come il “Neno”, che ha iniziato lavorando come “strisaòr” (in veneziano l’alimentatore dei forni, allora a carbone) crescendo poi come intagliatore, rifinitore, molatore e “garzonetto” (l’aiuto del maestro vetraio), e poi ancora rappresentante e venditore in giro per tutt’Europa, Nicola e Dimitri sono nati nelle sale piene di colori e riflessi della vetreria aperta dal nonno nel 1975.
“Abbiamo i nostri ricordi d’infanzia in queste sale. Qui giocavamo a calcio da bambini – e ogni tanto una pallonata faceva qualche guaio – e ora passiamo qui le nostre giornate di lavoro, dalle 8.59 alle 17. Perché il successo nasce dalla fatica. Non siamo stati allevati come figli di papà, che fanno quello che vogliono” spiega Nicola, mentre siamo seduti a un tavolo su cui è poggiato un vaso del maestro Luca Vidal.
“Questa famiglia ha il vetro nel sangue. Il nonno ha fondato la vetreria e mio padre lo ha aiutato nel passaggio dalla dimensione artigianale a quella di respiro internazionale. E quando ha dimostrato di essere molto bravo mio nonno lo ha appoggiato nel suo progetto di rilevare le quote degli altri investitori iniziali”.
Dopo la scuola Nicola (in foto sopra), più grande, va a Londra a studiare, mentre Dimitri (in foto sotto), intraprende con successo una carriera di calciatore che lo porterà fino alla Serie B col Venezia. “Poi siamo entrati entrambi in azienda con la famiglia perché era la cosa più importante. La nostra azienda, da portare avanti” racconta Dimitri. “Mia madre mi ha detto ‘O continui a studiare o vieni a lavorare subito; non ci sono vie di mezzo’. E siamo venuti a dare una mano; e gli obiettivi che fino a pochi anni fa sembravano irraggiungibili oggi - ma noi ci credevamo - sono stati raggiunti”.
La Vetreria Venier nell’ultimo anno ha raggiunto un fatturato intorno ai 20 milioni di euro, occupando, durante la stagione turistica e commerciali, circa 70 persone, compresi gli stagionali addetti a vendita e accoglienza.
“Venezia riparte ogni anno intorno al 20, 25 marzo e non ci si può far trovare impreparati” riprende Nicola. “Mio cugino e io siamo stati allevati studiando tutti i settori dell’azienda, dalle produzioni al reparto spedizioni, vista la fragilità delle opere che spediamo – assicurate – in tutto il mondo, ma oggi ci occupiamo principalmente dell’accoglienza e delle pubbliche relazioni. La qualità del servizio alla clientela è la cosa più importante”. “Il lusso non è dato dal prezzo ma dal servizio che dai. Che sia legato al nostro prodotto, a quello di Vuitton o in un ristorante” sottolinea Dimitri, con l’aggiunta del cugino: “È il senso di esclusività, di trattamento. Come nel caso di Loro Piana: come ti accolgono in negozio, come trattano i materiali…”
La clientela italiana della Venier, formata soprattutto da imprenditori, personaggi dello spettacolo o sportivi con buona capacità di spesa, pesa meno del 10%. Il grosso delle vendite è agli stranieri, in viaggio a Venezia. “La fetta di clientela più importante sono oggi gli americani: vanno pazzi per il vetro colorato e spendono. L’80% di loro, se viene da noi, compra. Magari un mosaico in vetro con un’immagine personalizzata o una iconica, oggi un nostro cavallo di battaglia” spiega Nicola. “I cinesi pesano poco. I russi, che erano i migliori compratori e non badavano a spese tra lampadari, specchi e sculture, dopo la crisi in Ucraina sono pochi. Le tensioni geopolitiche in un settore come il nostro, così legato al turismo, hanno una ricaduta evidente”.
Legati al sistema alberghiero di Venezia e all’attrattività unica di Murano e alla dimensione esperienziale riesce difficile immaginare questa impresa lontana dalla laguna. “C’è stato offerto di aprire negli Stati Uniti o a Dubai ma mio padre ha rifiutato” prosegue il più grande dei cugini. “Io sarei stato anche dell’idea – lavorando in famiglia i confronti, anche accesi, sono pressochè quotidiani e, per fortuna, con mio cugino ci spalleggiamo molto, perché i genitori vedono i figli come ‘bòcia’ a qualunque età – ma in quel caso mio padre aveva ragione. L’impegno sarebbe stato eccessivo: avremmo dovuto avere lì qualcuno di assoluta fiducia o dividerci, indebolendoci, mandando lì uno di noi”.
“L’esclusività di Murano è irripetibile. Il sistema Venezia è inserito in pacchetti internazionali anche molto costosi per turisti che alloggiano in alberghi come il Cipriani o il Danieli” concorda Dimitri “Noi offriamo anche un’esperienza. Un arrivo col motoscafo. Una lezione personalizzata con un maestro vetraio. E le persone ne porteranno il ricordo agli amici, innescando un passaparola”. E non sfuggono a questa logica anche le celebrità in vacanza in laguna: nelle sale della Venier sono passati di recente Rihanna, Tom Holland e Zendaya (arrivati in jet da Londra e passati in vetreria – aperta ad hoc di sera – prima ancora di andare in albergo) o Jeff Bezos di Amazon. “Anche se ha comprato poco” ironizzano i cugini. “Incontri importanti per noi anche a livello umano” rimarca Dimitri, segnalando come sua madre, in queste occasioni, ricordi a tutti di tenere i piedi per terra.
Ruolo della nuova generazione dei Laggia/Piccolo è anche portare innovazione; compito non facile in un ecosistema veneziano bloccato dalla burocrazia e che fa aspettare anni per autorizzare l’apertura di sale espositive nuove, curate dai due giovani.
“Negli ultimi anni abbiamo investito capitali familiari e abbiamo aperto una linea di credito con Intesa” spiegano. “Il mondo dei private market è lontano. Le banche, che nel 2018 si erano raffreddate dopo episodi di evasione fiscale di alcune mele marce, sono tornate oggi alla porta delle vetrerie. Dopo il Covid infatti il comparto ha visto un boom commerciale”.
E, in tema di finanza, in una vita parallela senza la vetreria, il mondo della city londinese avrebbe attirato Nicola (“ma sarebbe una pazzia lasciare un business in una città con 28 milioni di turisti all’anno. È impossibile fallire”), mentre Dimitri è più attirato dal mondo delle criptovalute, pur temendone la dimensione immateriale.
Meno successo riscuote invece il risparmio gestito: “Siamo stati avvicinati entrambi da consulenti finanziari” spiega Nicola. “Non è un mondo facile e non avevamo il tempo per starci dietro. Devi fidarti al 100% e le persone non ci avevano convinto. Investire pochi euro non ha senso e se faccio un investimento importante voglio seguirlo direttamente. Perché col denaro non si scherza. Viene dal lavoro”
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