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1/11/2024 | Daniele Barzaghi
Le risorse naturali, imprescindibili per il progresso e la prosperità globale, hanno dimostrato un elevato grado di volatilità nell’ultimo decennio, condizionate da criticità sia cicliche sia stagionali.
Il 2023 ha segnalato performance negative per quasi tutte le 15 principali commodity, con le uniche eccezioni dell’oro (+13,10%) e del rame (+1,19%), per il loro valore difensivo ma anche per il loro vitale ruolo di conduttori.
Già in territorio negativo la terza “migliore” performance, quella dell’alluminio (-0,17%), seguita da quelle di argento (-0,66%), platino (-7,67%) e carbone (-9,97%).
Negativi in doppia cifra invece i risultati di petrolio greggio (-10,73%), zinco (-12,10%) e palladio (-12,93%).
Il 2023 è stato ancora più severo per quanti avevano investito in frumento (-20,71%), mais (-30,55%), piombo (-38,63%).
Maglie nere dell’anno tra le risorse sono stati infine il gas naturale (-43,82%), con tutte le sue implicazioni geopolitiche, il nichel (-45,21%) e, il peggiore di tutti, il litio (-81,43%).
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