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5/12/2021 | Daniele Riosa
E se l’equity crowdfunding diventasse un’opportunità per il venture capital? Alberto Bassi, founder & ceo di BacktoWork, risponde che “se da un lato è vero che questo strumento porta, ad oggi, principalmente investitori privati, dall’altro può essere un’occasione interessante per i fondi, specialmente dal momento che non è più solo un canale per le giovani startup, ma è sempre più uno dei luoghi di raccolta di capitale per le scaleup, che hanno un mercato già consolidato e una fase di maturità avanzata”.
“Una scaleup – ipotizza il manager - potrebbe quindi scegliere di raccogliere fino a 8 milioni di euro con l’equity crowdfunding e altre due o tre decine con il venture capital, attraverso una strategia di fundraising integrata, come già avviene all’estero. E anche in Italia la raccolta di capitali per le imprese innovative può essere sempre più il frutto di un sistema in cui partecipano diversi attori”.
L’esperto commenta la situazione in Europa
“Come succede oltreconfine, dove il crowdfunding si è già trasformato in un’opportunità per il mondo dei venture capital. Passion Capital, uno dei più importanti fondi early stage del Regno Unito, sta per finanziare con l’equity crowdfunding, sulla piattaforma Seedrs, la fase finale del suo ultimo fondo da 45 milioni di sterline. Una 'mossa' ancora oggi un po’ insolita per un venture capital, che raccoglie solitamente i suoi capitali da fondi pensione e family office, piuttosto che da investitori privati, ma una strada che sarà sempre più battuta nel prossimo futuro. Questa direzione verrà presa, con tutta probabilità, anche dai venture italiani non appena il mercato assumerà una dimensione più grande: a quel punto sia gli investitori istituzionali che le banche saranno tra gli stakeholder principali del crowdinvesting”.
Il venture capital italiano, “del resto, del resto, negli ultimi 3 anni è cresciuto molto in termini di dimensioni, e sta andando a ridurre quel gap che lo aveva contraddistinto negli anni passati. Nel 2020, secondo rilevazioni di Aifi, i fondi di VC italiani hanno investito 595 milioni di euro, in linea con i 597 milioni dell’anno precedente. La cifra si è distribuita su un numero di operazioni in crescita: 234 (+58% sul 2019). Tuttavia, la distanza con i principali Paesi europei resta ancora elevata: la Germania macina otto volte tanto con 4,3 miliardi investiti e 394 operazioni, lo stesso la Francia con 3,9 miliardi e 407 investimenti. La Gran Bretagna svetta con 8 miliardi investiti e 773 operazioni”.
“Non a caso – sottolinea Basso - oggi per la prima volta anche nel nostro Paese si vedono le prime operazioni di collaborazione del venture con le piattaforme di crowdfunding. Ne è un esempio la campagna di Sardex, la community dell’economia reale che offre alle PMI aderenti nuove opportunità di mercato e di accesso al credito, senza interessi né commissioni, partita a metà aprile su BacktoWork. Sul portale, insieme ad investitori privati, hanno investito anche i fondi che hanno già una partecipazione nell’azienda tra cui Primomiglio, Cdp Venture Capital, Innogest ma anche Fondazione Banco di Sardegna. Un connubio che mira a raggiungere obiettivi importanti in termini di raccolta di nuovi capitali”.
“Anche dal punto di vista dell’investitore private – conclude il ceo di BacktoWork - questo tipo di strategia di fundraising integrata può essere molto vantaggiosa. Perché apre la possibilità di impegnare capitali insieme ad investitori istituzionali in aziende che sono in una fase di sviluppo più avanzata, in cui il rischio è più controllato. È quindi un’ulteriore sicurezza per un investitore privato, che sa che un istituzionale prima di puntare su un’operazione applica un’attenta valutazione dell’azienda e dei suoi risultati, e rappresenta inoltre per il singolo la garanzia di acquistare quote al corretto valore di mercato”.
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