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3/31/2020 | Redazione Private
AIFI ha presentato, in collaborazione con Deloitte, i dati di mercato del private debt per l’anno 2019. Nel 2019 sono stati raccolti sul mercato 385 milioni di euro, in diminuzione del 24% rispetto ai 506 del 2018; dall’inizio dell’attività (2013) a oggi, il fundraising complessivo ammonta a oltre 2,6 miliardi di euro. Guardando alle fonti, nel corso dell’anno, si vede una provenienza in maggioranza domestica, pari all’80% del totale. Nella tipologia della fonte, il 27% del capitale è arrivato da fondi di fondi istituzionali, il 21% dal settore pubblico e il 14% da gruppi industriali.
“I dati mostrano una contrazione dell’attività di fundraising e come associazione stiamo lavorando per permettere un flusso maggiore di capitali nella raccolta di uno strumento così utile, soprattutto in questo periodo”, afferma Innocenzo Cipolletta presidente AIFI, “Nel 2019 è cresciuto invece il numero degli investimenti così come il valore delle operazioni; è un segnale positivo ma il mercato è ancora troppo piccolo, per questo servono azioni mirate a consolidarlo. AIFI proprio in questi giorni ha consegnato al Governo un documento che contiene una serie di proposte atte a sostenere il mercato del private capital in questa fase e per il private debt chiediamo l’estensione dell’incentivo fiscale previsto già per fondi pensione e casse di previdenza”.
Investimenti
Lo scorso anno sono stati investiti 1.310 milioni di euro, in crescita del 28% rispetto al 2018 (1.022 milioni). Il numero di sottoscrizioni è stato pari a 252 (+75%, erano 144 nel 2018) distribuite su 210 target (+79%). Il 60% dell’ammontare è stato investito da soggetti internazionali, che hanno realizzato il 15% del numero di operazioni (escludendo l’attività delle piattaforme di lending). Sempre escludendo tali piattaforme, l’89% delle operazioni è stata caratterizzata da un taglio medio inferiore ai 10 milioni di euro. Considerando le società oggetto di investimento, nel 2019 va segnalata anche la presenza di 3 operazioni di ammontare superiore ai 100 milioni di euro. Complessivamente, il 50% delle operazioni sono state sottoscrizioni di obbligazioni, il 48% finanziamenti e il 2% hanno riguardato strumenti ibridi. Per quanto riguarda le principali caratteristiche delle operazioni, la durata media è di 4 anni e 8 mesi, mentre il tasso d’interesse medio è stato pari al 5,0%.
A livello geografico, la prima Regione per numero di operazioni resta la Lombardia, 28%, seguita dal Veneto con il 14% e dal Trentino Alto Adige con il 10%. Con riferimento alle attività delle aziende target, al primo posto con il 33% degli investimenti troviamo i beni e servizi industriali, seguono il manifatturiero-alimentare con il 14% e il medicale con il 9%. A livello di dimensione delle aziende target, il 60% degli investimenti ha riguardato imprese con meno di 50 milioni di fatturato. Si sottolinea, infine, che il 20% delle target oggetto di investimento risulta anche nel portafoglio di operatori di private equity.
“In Europa il mercato del direct lending nel 2019 è stato estremamente dinamico, con un numero di operazioni passate da 428 del 2018 a 472 del 2019, segnando una crescita del 10%. Queste sono state trainate da operazioni di LBO che rappresentano circa il 65% del mercato. Il numero più alto di operazioni ancora una volta è stato effettuato in UK, con 156 transazioni pari al 33% del totale” afferma Antonio Solinas, ad Financial Advisory Deloitte Italia. “Gli operatori di questo settore sono cresciuti sempre più in termini di quote di mercato a discapito delle operazioni di leverage finance finanziate dal sistema bancario, che hanno registrato un decremento del 13% rispetto al 2018. Anche la raccolta ha mostrato nel 2019 dati incoraggianti, con un ammontare pari a 32 miliardi di dollari, rispetto ai 25,5 miliardi nel 2018, registrando così una crescita del 25%”.
Rimborsi
Complessivamente, dal 2015 a oggi, sono stati effettuati 445 rimborsi per un ammontare pari a 682 milioni di euro. Nel corso del 2019, i rimborsi sono stati 238 (+69% rispetto ai 141 del 2018) per un ammontare pari a 315 milioni di euro (208 milioni l’anno precedente, +52%). Sempre nel 2019, il 38% dell’ammontare ha riguardato rimborsi anticipati volontari su richiesta della società, mentre a livello di numero hanno prevalso i rimborsi come da piano di ammortamento (92% del totale). Con riferimento all’investimento originario, infine, l’86% del numero di rimborsi ha riguardato lo strumento dell’obbligazione.
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