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Fondi sovrani molto attivi nel 2010

6/9/2011 | Redazione Advisor

Secondo un rapporto di Monitor il giro d'affari è stato di 52,7 miliardi di dollari per 172 operazioni. Anche se...


 

Fondi sovrani sempre più attivi nel corso del 2010. Quelli principali hanno realizzato 172 operazioni per un controvalore di 52,7 miliardi di dollari, con un incremento del 50% in termini di numero di deal e una riduzione del 23% in termini di valore, secondo i dati del rapporto Monitor riportato dall'agenzia Asca

 

Da questi numeri emerge un numero maggiore di operazioni di scala più ridotta, in buona parte eseguite direttamente dai fondi e non attraverso asset managers.

 

Il settore preferito è nuovamente quello finanziario con 50 operazioni e 20,4 miliardi di dollari di investimento, quasi il 40% del totale. L'Asia stacca le altre regioni come destinazione, con oltre il 40% delle operazioni e la quasi metà del valore. Perdono rilevanza gli Stati Uniti e l'Europa a favore delle aree emergenti, con flussi importanti verso l'America Latina all'interno di una nuova geografia sud-sud.

 

Ma bisogna comunque prestare attenzione perché questi fondi portano con sé anche in parte il rischio sovrano del paese di origine. Secondo la classificazione dell'Index of Democracy dell'Economist, il 62% degli asset dei fondi sovrani sono gestiti da regimi autoritari, il 20% da democrazie instabili e solo il 18% da paesi pienamente democratici. Gli altri indicatori dell'Economist basati sulla percentuale di giovani sotto i 25 anni, la durata dei regimi in carica, il livello di corruzione e di censura restituiscono un elevato rischio di rivolte in paesi che gestiscono fondi sovrani importanti, quali la Malesia, il Barhein, l'Oman, oltre alla Cina e ovviamente alla Libia.

 

L'elevato rischio politico dei paesi di origine ha due principali implicazioni sui fondi sovrani e sulle imprese in cui investono: primo, i fondi perdono quella caratteristica di investitori ''pazienti'', passivi e orientati al lungo termine; secondo, possono essere coinvolti in sanzioni o altri incidenti di natura diplomatica che inducono ondate di vendite e pressione sui titoli. Entrambi i fattori generano una volatilità in eccesso che deve essere compensata con rendimenti superiori causando un aumento del costo del capitale. 

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