Ritornano in portafoglio i bond e le azioni. Nell’undicesimo mese dell’anno l’industria europea del risparmio gestito chiude con un flusso di raccolta generazione di 64 miliardi di euro, in netto progresso rispetto al dato di 1 miliardo relativo al mese di ottobre. Questa la fotografia che emerge dall’ultimo report di EFAMA, l’associazione europea dell’asset management.

 

In dettaglio gli Ucits hanno accolto 57 miliardi rispetto ai 2 miliardi di ottobre e in particolare quelli a lungo termine hanno registrato afflussi netti per 9 miliardi di euro, rispetto ai deflussi netti di 34 miliardi di euro di ottobre.

Tornano in positivo i fondi azionari che nel mese considerato hanno registrato una raccolta netta di 8 miliardi di euro, rispetto ai deflussi netti di 13 miliardi di euro di ottobre. Anche i fondi obbligazionari sono saliti a 19 miliardi di euro, rispetto ai deflussi netti di 4 miliardi di euro del mese di ottobre.

Restano invece in negativo i fondi multi-asset che anche nel mese di novembre hanno registrato deflussi netti per 16 miliardi di euro, lo stesso livello di ottobre. Così come quelli che investono sul real estate che vedono deflussi pari a 1,3 miliardi in peggioramento rispetto ai 0.4 miliardi del mese di ottobre.

I fondi monetari hanno registrato una raccolta netta di 48 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 37 miliardi di euro di ottobre.

I fondi di investimento alternativi hanno registrato una raccolta netta di 7 miliardi di euro, rispetto al deflusso netto di 1 miliardo di euro di ottobre.

Per quanto riguardo il comparto ETF ha segnato un progresso di afflussi a 20 miliardi nel mese di novembre, rispetto ai 15 miliardi del mese precedente.

Il patrimonio netto totale è invece aumentato del 3,5% a novembre, raggiungendo i 20.080 miliardi di euro.

 

Bernard Delbecque, direttore senior di EFAMA, ha commentato: "A novembre abbiamo assistito a una sostanziale ripresa delle vendite nette di fondi azionari e obbligazionari. Questo grazie alle buone notizie sull'inflazione e sull'aspettativa che i tassi d'interesse non vengano ulteriormente aumentati".