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Crisi -Risparmio gestito, la soluzione del PIR

10/14/2011 | Marcella Persola

Nel corso dell'audizione al Senato il presidente di Assogestioni ha sottolineato che le scelte di investimento degli italiani sono afflitte dal fenomeno di market-timing avverso.


 

Migliorare l'efficienza dei portafogli? Per Assogestioni si sta intraprendendo la strada giusta. Difatti nel corso dell'audizione che si è svolta al Senato nella giornata di ieri, il presidente dell'associazione di riferimento dell'industria del risparmio gestito, Domenico Siniscalco, ha manifestato il massimo apprezzamento per l'inserimento della misura che incentiva il risparmio a lungo termine delle famiglie, assicurando stabilità nei flussi e contribuendo così ad allungare l'orizzonte temporale degli investimenti in un momento di forte instabilità dei mercati. 

 

Siniscalco ha sottolineato che le scelte di investimento degli italiani sono afflitte da un'estrema avversione al rischio, dalla brevità dell'orizzonte temporale e dal conseguente fenomeno di market-timing avverso. Questi comportamenti contrastano con un programma di ottimizzazione del profilo atteso di rischio rendimento e possono pregiudicare la redditività del portafoglio finanziario dell'investitore. 

 

Per migliorare la situazione secondo l'associazione si dovrebbe modificare l'attuale previsione normativa  e riconoscere ai piani individuali di risparmio una tassazione ridotta. "I piani di rispamrio potrebbero essere istituiti , ad esempio, mediante la sottoscrizione di fondi comuni di investimento, contratti di assicurazione, contratti di gestione di portafogli" continua Siniscalco.

 

Ma quale agevolazione potrebbe essere consentita? Per il presidente di Assogestioni si potrebbe applicare "l’aliquota del 12,50% in luogo di quella ordinaria del 20" sui redditi di capitale e sui redditi diversi di natura finanziaria conseguiti da privati con riferimento alle attività finanziarie detenute nell’ambito dei piani di risparmio aventi una durata non inferiore a un determinato arco temporale (ad

esempio, cinque anni)". Naturalmente l’agevolazione dovrebbe essere riconosciuta decorso il periodo minimo di durata del piano e relativamente alle somme detenute per l’intero periodo. 

 

In questo modo le somme e i valori destinati ai piani di risparmio dovrebbero poter essere investite in tutte le tipologie di strumenti finanziari e, quindi, in primis fondi comuni di investimento, azioni (ad esclusione delle partecipazioni qualificate), obbligazioni anche convertibili, e altri titoli o diritti, favorendo nel suo insieme sia i risparmiatori, ma anche l'industria.

 

Ma non si verrebbero a creare contrapposizioni con la previdenza complementare? Per Assogestioni è da escludere. "I piani di risparmio non sono sostitutivi o alternativi alla previdenza complementare, che risponde a finalità e sottostà a vincoli differenti. I piani di risparmio si pongono piuttosto in un’ottica di complementarietà rispetto al secondo e terzo pilastro previdenziale, assolvendo al ruolo intermedio tra la gestione di liquidità e la previdenza" conclude Siniscalco. 

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