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10/10/2011 | Massimo Morici
I timori che la crisi del debito possa subire una escalation continuano a pesare sui mercati. Raccomandano cautela nelle prossime settimane gli analisti di Swisscanto, uno dei principali gestori elvetici di fondi. "Per gli investitori che guardano esclusivamente alla valutazione delle classi di investimento, non vi sarebbero dubbi: i ribassi dei mercati azionari rappresentano un chiaro segnale di acquisto. Nei mercati dell'eurozona la sottovalutazione calcolata in modo conservativo è pari addirittura ad oltre l'80 per cento. La nostra scelta di mantenere comunque neutrale la quota azionaria - spiega Thomas Härter, Responsabile delle Strategie di Investimento di Swisscanto - è dovuta ai rischi connessi alla crisi del debito tuttora irrisolta".
Ma cosa mettere in un portafoglio equity? Swisscanto mantiene ancora un peso neutrale nei confronti delle small cap: le aziende di questo segmento devono poter contare su crediti bancari vantaggiosi, ma una maggiore prudenza delle banche nel concedere crediti potrebbe incidere sulle performance, per cui la valutazione non è più particolarmente interessante, a detta degli analisti di Zurigo. "Diamo la preferenza alle large cap con un bilancio solido che hanno buone potenzialità di crescita. I titoli dei settori alimentari, sanità e software dovrebbero comportarsi bene nell'attuale contesto di mercato", spiega Härter.
Stessa prudenza anche nei confronti dei titoli di Stato europei. "Nei portafogli obbligazionari - aggiugne - manteniamo una duration neutrale per la maggior parte delle valute, fatta eccezione per il franco svizzero e la sterlina britannica. Nell'ambito delle obbligazioni aziendali avevamo già ridotto leggermente i rischi a causa dell’aumento della probabilità di insolvenze".
Gli investimenti immobiliari, secondo gli analisti di Swisscanto, sono complessivamente sovrappesati nella strategia attuale, per la valutazione positiva degli immobili svizzeri. Sul fronte della liquidità, è probabile che possa essere mantenuto il cambio minimo di 1 franco e 20 per un euro fissato dalla Banca nazionale. "Diamo invece la preferenza alla corona norvegese - conclude - che rispetto al franco svizzero è sottovalutata. Inoltre i dati economici fondamentali della Norvegia risultano eccellenti. Anche la corona danese ci sembra interessante perché contiene una componente di garanzia nel caso di una rottura dell’Unione Monetaria".
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