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9/30/2011 | Marcella Persola
Pollice su per le emissioni di bond e cauti sugli altri acquisti. Si potrebbe sintetizzare in questi termini le risposte dei gestori al sondaggio condotto dalla Reuters, fra 12 primari gestori attivi in Italia.
Nella fase di incertezza attuale, dove l'incapacità di dare risposte convincenti alla crisi del debito sovrano tiene in scacco simultaneamente il mercato azionario e quello dei titoli di stato, i gestori confermano il sovrappeso sulle emissioni societarie non finanziarie ma non vedono spazio per nuovi acquisti. Non manca, tuttavia, chi vede opportunità in un investimento selettivo in corporate bond ad alto rendimento (cosiddetti "high yield") o nel debito bancario, arrivato a scontare scenari improbabili, come una insolvenza incontrollata della Grecia.
"Negli ultimi mesi non troviamo più grande valore nelle emissioni societarie; in termini di rendimento, sono diventati assimilabili ai governativi di alta qualità", osserva Marco Bonifacio, responsabile ufficio analisi di Zenit SGR, riferendosi alle emissioni cosiddette "investment grade", cioè con merito di credito elevato. "Per quelle ad elevato rendimento, se vengono confermati i segnali di rallentamento (dell'economia ndr) che si sono visti, i rischi invece sono eccessivi", aggiunge.
Ma le opinioni sono discordanti, come sempre, perché c'è invece chi vede, proprio nel debito delle grandi aziende, l'opportunità per aggiungere rischio in portafoglio senza esporsi ai capricci di un mercato azionario volatile. "C'è un migliore rapporto rischio rendimento sui corporate e questo vale anche selettivamente sugli high yield", precisa un gestore di Pioneer Investments, riferendosi alle emissioni ad alto rendimento e rating inferiore al cosiddetto "investment grade".
Concorda Alessandro de Carli, responsabile fondi quantitativi di Eurizon sgr: "Anche se gli spread sulla parte corporate si sono allargati, se si prendono i rendimenti impliciti sugli high yield rispetto alla volatilità dei mercati azionari il rapporto rischio/rendimento è migliore", ha detto. "Gli high yield hanno rendimenti interessanti rispetto a un tasso di default delle aziende che rimane basso", ha aggiunto.
Quando si tratta di emissioni societarie, soprattutto "high yield", la parola d'ordine tuttavia resta una: selezione. Se è vero infatti che, dalla crisi finanziaria del 2008-2009, molti emittenti hanno ridotto significativamente il debito e possono sfoggiare bilanci in buona salute, le prospettive macro continuano ad essere riviste al ribasso.
"Ci possono essere delle occasioni interessanti sugli high yield avendo ben chiaro i nomi su cui puntare e possibilmente diversificando molto e verificando la tenuta in fase di rallentamento dell'economia", fa notare Bonifacio. Ma la realtà corporate, anche in quei segmenti giudicati prossimi a "junk" dalle agenzie di rating, fa dormire a qualcuno sonni più tranquilli di una posizione su un titolo di stato irlandese o portoghese.
"Oggi come oggi i governativi periferici sono più rischiosi dei bond societari ad alto rendimento perché c'è da tenere conto del rischio politico", sottolinea il gestore di Pioneer.
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