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5/19/2016
Al Salone del Risparmio il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan lo aveva affermato pubblicamente: “Il governo sta valutando l’introduzione di misure volte a indirizzare il risparmio verso le imprese e favorire così lo sviluppo di strumenti di gestione specializzati. Per questo guardiamo con attenzione alle esperienze di altri paesi per l'introduzione di piani individuali del risparmio”. Una promessa che, a quanto pare, dovrebbe diventare realtà nelle prossime settimane. Ad affermarlo il capo della segreteria tecnica del ministro dell'Economia, Fabrizio Pagani che ha indicato recentemente sulla stampa i cosiddetti PIR (piani individuali del risparmio) come una delle misure centrali del decreto "Finanza per la crescita 2", che dovrebbe essere approvato "nel giro di qualche settimana".
Ma Pagani si è spinto oltre e ha alzato il velo su alcune delle caratteristiche tecniche che questi strumenti potrebbero avere: grazie ai PIR il risparmiatore "potrà investire in esenzione di imposta" (ovvero senza tasse sui rendimenti) fino a 30.000 euro l'anno, fino a un massimo di 150.000 euro nel corso di più anni, ha spiegato Pagani al Corriere della Sera sottolineando però l'obbligo di non disinvestire per almeno tre anni, altrimenti scattano le normali imposte del 26% sui capital gain.
E sul lato imprese, cosa accade con la nascita dei PIR? In estrema sintesi arriveranno nuovi flussi di capitali dal momento che questi strumenti potranno veicolare risorse su tutte le imprese italiane, quotate e non, e con un fatturato non superiore ai 300 milioni l'anno. Risultato, secondo i tecnici del ministero, potrebbero confluire verso le PMI circa 10 miliardi di euro l'anno.
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