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10/30/2012
I Paesi dell’Europa emergente continuano a resistere alla crisi nell'Eurozona. Nonostante i problemi dell'unione monetaria e l'impatto negativo sugli asset percepiti come rischiosi, negli ultimi tre anni l'indice MSCI EM Emerging Europe, che raggruppa gli indici di Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Russia e Turchia, ha guadagnato l'11,4% l'anno.
Così, sebbene da un punto di vista geografico alcuni mercati minori quali Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca - che insieme rappresentano circa il 23% dell'indice - siano relativamente vicini all'area Euro, la regione nel suo insieme ha prodotto solidi rendimenti per gli investitori superando, negli ultimi tre anni, le piazze emergenti globali, spiegano.
“Per Europa emergente intendiamo una vasta area che comprende anche Russia, Turchia ed Egitto, nonché alcuni mercati di frontiera come Kazakhstan e Georgia. Questa diversificazione ci ha permesso di raggiungere costantemente ritorni eccellenti, sia assoluti che relativi, nonostante il contesto di mercato globale a volte critico” spiega Allan Conway, responsabile global emerging market equities di Schroders
L’outlook di Schroeders sui Paesi dell’Europa Emergente è positivo.
“Le valutazioni appaiono allettanti: un P/E pari a circa 6,5 X, che corrisponde a uno sconto del 60% rispetto alle piazze emergenti globali. La situazione fiscale e i bilanci di governi, imprese e famiglie sono in generale solidi, soprattutto se confrontati con quelli dei Paesi avanzati. In particolare, con riferimento ai singoli Paesi, guardiamo con interesse alla Turchia ma anche Egitto, Kazakhstan e Georgia continuano a offrire titoli appetibili” prosegue. Nell’ultimo triennio il fondo Schroder ISF Emerging Europe ha registrato un rendimento del 13,8% annuo.
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