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9/19/2012
In questo universo di bassi tassi, scomodo per il risparmiatore, si moltiplicano invece le opportunità per le aziende.
E' questo il pensiero espresso da Didier Le Menestrel, presidente di Financière de l’Echiquier, nel suo articolo "Vince chi perde".
Soltanto un passo separava lo “ZIRP” dal “NIRP” e i nostri amici anglosassoni non hanno esitato a percorrerlo!
Acronimi che evocano curiosamente l’onomatopea dei fumetti ma che invece denominano le serissime strategie di tasso di interesse poste in atto dalle banche centrali negli ultimi anni. Lo “ZIRP” (Zero Interest Rate Policy), la politica del “tasso zero”, risale a due o tre anni fa, il “NIRP” (Negative Interest Rate Policy) invece è la rara capacità che hanno d’ora in poi alcuni stati dell’Eurozona di poter richiedere denaro ai propri creditori…
Per la prima volta nella sua storia, il 9 luglio 2012, la Francia ha quindi emesso debito a tassi di interesse negativi: -0,005% a 3 mesi e -0,006% a 6 mesi! Il nostro paese segue in questo movimento il grande vicino tedesco che già da molti mesi si finanzia a tassi negativi con addirittura alcuni investitori che presi dal panico accettano di farlo su una durata di due anni.
Inevitabile non cogliere l’ironia della situazione: appena quattro mesi fa i mercati si preoccupavano della capacità della Francia a guida nuovamente socialista di finanziarsi a buone condizioni. Pochi di noi avrebbero scommesso all’epoca che il Paese si sarebbe ritrovato nella circostanza attuale!
Al di là della situazione tecnica inedita sui mercati dei tassi a breve, questo stato di cose spinge a una riflessione di ordine più generale. L’economista americano John Kenneth Galbraith amava ripetere che “prima o poi gli imbecilli saranno separati dal loro denaro”. Con il “NIRP”, le somme in gioco rischiano di dargli ragione su ampia scala… Una situazione di “NIRP” pone qualsiasi investitore di buon senso di fronte a serie difficoltà quanto al collocamento dei risparmi: chi infatti accetterebbe in anticipo di perdere una parte dell’investimento?
Il nuovo governo, poco avvezzo agli affari finanziari, approfitta stranamente di questo periodo per aumentare il plafond del Livret A – il collocamento senza rischi preferito dai francesi che, per una volta, fa guadagnare davvero molto di più di qualsiasi altro investimento – fustigando “la rendita” e i rentiers. Un modo sorprendente di incitare il risparmio ad assumere rischi…
E allora, se ci si vuole preparare serenamente alla pensione, dove collocare il capitale?
Uno sguardo obiettivo alla situazione economica invita a riflettere su alcune soluzioni vincenti e promettenti.
Una prima soluzione è naturalmente quella di accettare di assumersi un minimo di rischio. Per questo incoraggiamo sempre i nostri clienti a collocare i risparmi in società che riteniamo solventi nel lungo termine e che prestano a tassi allettanti per l’investitore.
In questo periodo di estrema avversione al rischio, un’alternativa, più paradossale, consiste nell’investire nelle azioni dei grandissimi gruppi, leader mondiali del proprio settore. Percepiti molto positivamente dal mercato, riescono a finanziarsi a tassi estremamente bassi: 1,6% per SIEMENS a 7 anni e solo 2,4% per VOLKSWAGEN a 10 anni! Questi grandi gruppi industriali si ritrovano nell’inedita e comoda situazione di poter finanziare progetti a forte crescita a tassi che non sono mai stati così favorevoli.
Questo fenomeno nuovo e appassionante (chiamato “strategic carry trade”) rappresenta un vantaggio competitivo di tutto rispetto, un vantaggio decisivo che deve portarci ad affidare più capitali alle aziende che ne dispongono.
Non ci resta allora che sfruttare bene queste possibilità: prestare alle aziende che fanno “ingiustamente” fatica a finanziarsi e acquistare azioni da quelle agevolate a farlo.
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