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4/23/2012 | Massimo Morici
Per capire quali potrebbero essere gli sviluppi dei mercati azionari emergenti, più che analisi su modelli matematici comprensibili solo a un ingegnere nucleare, basterebbe guardarsi attorno. Come ha ricordato in un recente post sul suo blog Mark Mobius (Nella foto), executive chairman di Franklin Templeton Emerging Markets Group.
Molti brand delle società dei mercati emergenti, scrive Mobius, stanno passando dal dietro le quinte al palcoscenico. Nei centri commerciali negli Stati Uniti i consumatori fanno la coda per comprare l’ultimo modello di una marca di scarpe prodotte da un’azienda sudamericana, mentre nei ristoranti, dove si consuma ormai di norma birra messicana. E lo dicono anche i numeri e la storia recente della finanza: un’azienda indiana ha comprato un noto marchio di auto di lusso britanniche, mentre un colosso cinese ha acquisito di recente una grande azienda IT americana.
Citando i dati di Millward Brown, società di studi, nel 2006 dei 100 più grandi top brand solo due erano dei paesi emegenti, precisamente della Cina. Nel 2011 sono saliti a 19 i marchi provenienti dai cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina) e Messico, e nel breve termine supereranno la soglia di un quinto del totale. Un dato che la dice lunga su come ormai convenga puntare su fondi che investono sulle grandi compagnie asiatiche, ormai alla stregua dei colossi occidentali. Ecco quattro valide ragioni per crederlo, secondo Mobius.
Anzitutto, la crescita dei consumi interni nei paesi emergenti che è legata all’aumento della popolazione che appartiene alla classe media, passata dai 430 milioni del 2000 a 1,2 miliardi nel 2030, due terzi dei quali in India e Cina. Nei paesi emergenti, inoltre, tendono a dominare le fasce di età giovani: la forza lavoro, quindi, è stimata in crescita fino ai 3 miliardi di unità nel 2020, più dei due terzi di tutta la popolazione. E i brand emergenti, secondo Mobius, sono posizionati meglio degli altri per seguire questo cambiamento demografico e ora molte società emergenti possono contare su un più facile accesso ai capitali rispetto a venti anni fa. Senza contare, infine, il rapido cambiamento dei gusti a livello mondiale: non sarà lontano, avverte Mobius, quel giorno in cui i film prodotti in India e in Nigeria (Nollywood) saranno visti in tutto il mondo.
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