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6/13/2024 | Daniele Barzaghi
La cartolarizzazione Aragorn, realizzata a partire dal 2018 sui crediti incagliati o deteriorati (Npl) del Credito Valtellinese e del Credito Siciliano, vantava al suo debutto asset per 1,7 miliardi di euro, di cui oggi ne rimangono circa 1,3.
Eppure nell'operazione, garantita dallo Stato con le Gacs (Garanzia sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze, ndr), qualcosa deve essersi inceppato visto che il fondo CQS che guida l'operazione ha deciso di sostituire in corsa il servicer, lo specialista incaricato di recuperare le posizioni in sofferenza: Gardant e Cerved passeranno infatti la mano al gruppo siciliano Fire.
E questo, come segnalato stamattina anche dal Sole 24 Ore, è solo “la punta di un iceberg, perchè il problema è grosso e prima o poi sarà lo Stato a dover pagare i buchi” di un settore che nel 2017 sembrava tanto florido da attirare in Italia diversi specialisti internazionali del recupero crediti. Nel caso Aragorn, Gardant e Cerved non avrebbero ottenuto circa il 43% delle sofferenze previste, mettendo in discussione la bontà dell'operazione di CQS che ha comprato i bond junior e mezzanini (che incassano le prime perdite) e non i senior (garantiti dallo Stato).
E il dato esula dalle responsabilità dei singoli operatori ma racconta qualcosa dell'industria italiana degli Npl in generale. Secondo l'analisi Scope Ratings la stagione del Covid ha compromesso il settore e su 46 importanti cartolarizzazioni garantite dal Tesoro ben 26 stanno registrando performance inferiori alle attese. E l'ammanco è di diversi miliardi di euro.
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