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Wealth Report: i nuovi risparmi in Italia sono calati del 24%

10/15/2024 | Marcella Persola

Lo studio di Allianz mostra come le famiglie italiane hanno evitato azioni e fondi comuni di investimento, orientandosi con decisione sulle obbligazioni.


Asset in crescita nel 2023, seppure il progresso delle tre principali asset class è eterogeneo. Così riporta la nuova edizione del “Global Wealth Report” di Allianz, giunto alla sua 15° edizione. 

Il 2023 è stato caratterizzato da una forte stretta monetaria, ma le economie si sono dimostrate resilienti e i mercati hanno registrato un fortissimo rialzo. In questo contesto, gli asset finanziari globali delle famiglie hanno registrato una forte crescita: con un aumento del 7,6%, le perdite dell’anno precedente (-3,5%) sono state più che compensate. 

Complessivamente lo studio della casa tedesca evidenzia che gli asset finanziari totali ammontavano a 239 trilioni di euro alla fine del 2023. La crescita nelle tre principali asset class è stata però piuttosto disomogenea. I titoli (11,0%) e le assicurazioni/pensioni (6,2%) hanno beneficiato del boom del mercato azionario e dell’aumento dei tassi e sono cresciuti molto più velocemente rispetto alla media degli ultimi dieci anni. Al contrario, la crescita dei depositi bancari è scesa al 4,6% dopo gli anni di boom legati alla pandemia, registrando uno degli aumenti più bassi degli ultimi 20 anni.

La ripresa nel 2023 è stata diffusa. In effetti, solo due Paesi – Nuova Zelanda e Thailandia – hanno registrato tassi di crescita negativi. Inoltre, la crescita è stata relativamente uniforme in tutte le aree geografiche, non da ultimo in Asia e in Nord America, che hanno registrato entrambe un incremento superiore all’8%, con gli Stati Uniti (8,6%) che hanno evidenziato un’espansione ancora più forte rispetto alla Cina (8,2%). 

“La crescita relativamente più debole dei Paesi più poveri riflette la nuova realtà di un mondo frammentato”, ha spiegato Ludovic Subran, capo economista di Allianz. “Fino al 2017, anno in cui sono esplose le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, i Paesi più poveri avevano ancora un vantaggio di crescita di 10 punti percentuali o più rispetto ai Paesi più ricchi. Tutti pagheremo un prezzo per questa separazione, ma saranno le economie emergenti a risentirne di più. Un mondo meno connesso è un mondo con più disuguaglianze”.

Ma guardiamo alle diverse asset class. 

Nel 2023, dopo gli anni di boom dei risparmi forzati legati alla pandemia, è proseguita la normalizzazione dei nuovi risparmi che sono diminuiti del 19,3% a 3 trilioni di euro, un calo quasi esclusivamente attribuibile ai depositi bancari. Nel complesso, le banche di tutto il mondo hanno ricevuto solo 19 miliardi di euro: un crollo del 97,7%. Il principale colpevole sono le famiglie statunitensi che hanno liquidato depositi per un valore di 650 miliardi di euro. Le altre due asset class, invece, continuano ad essere popolari tra i risparmiatori. Gli afflussi in titoli sono addirittura aumentati ancora una volta del 10%. Tuttavia, c’è stato un notevole cambiamento di preferenze all’interno di questa asset class: se da un lato le azioni sono state vendute in modo equilibrato in molti mercati, dall’altro i risparmiatori hanno realizzato forti guadagni nelle obbligazioni, grazie all’inversione di tendenza dei tassi d’interesse. Anche le assicurazioni/pensioni si sono dimostrate relativamente solide, con il calo dei nuovi risparmi in tutto il mondo pari solo al 4,9%.

L’altra asset class immobiliare, penalizzata dall'aumento dei tassi di interesse, ha registrato la crescita più bassa degli ultimi 10 anni, avanzando solo dell’1,8%; in Europa occidentale è scesa del 2,2%. Ma anche in passato, i tassi di crescita del settore immobiliare sono rimasti indietro rispetto a quelli degli asset finanziari nella maggior parte dei mercati. Ma il futuro rischia di essere ancora più impegnativo, dato il crescente impatto dei cambiamenti climatici sugli asset immobiliari. 

Guardando più da vicino l'Italia lo studio di Allianz evidenzia come gli asset finanziari delle famiglie italiane sono aumentati del 6% nel 2023, ben al di sopra della media regionale del 5%. Il fattore trainante principale sono stati i titoli (12,4%) mentre i depositi bancari sono addirittura diminuiti del 3%, registrando il primo calo in 14 anni. Le assicurazioni/pensioni si sono dimostrate resilienti, crescendo del 4,5%. Anche quest’anno, la crescita dovrebbe essere relativamente solida: 4,8%.

In linea con la tendenza globale, i nuovi risparmi sono diminuiti del 24% a 45 miliardi; si tratta di meno di un terzo del livello del 2021, l’anno del risparmio forzato (140 miliardi di euro). Ma ancora più evidente di questa flessione è il passaggio da un asset class all’altra. I risparmiatori italiani hanno prelevato denaro dalle banche per un importo di 50 miliardi di euro, riducendo anche i nuovi stanziamenti per assicurazioni/pensioni (-18 miliardi di euro); hanno invece acquistato titoli, in misura massiccia (95 miliardi di euro). Ma anche all’interno di questa asset class, le famiglie italiane sono state molto discriminanti: hanno evitato azioni (-38 miliardi di euro) e fondi comuni di investimento (-21 miliardi di euro), orientandosi con decisione sulle obbligazioni (155 miliardi di euro). Con queste variazioni, il comportamento del risparmio italiano è tornato ai modelli visti l’ultima volta prima della crisi finanziaria globale.

Il quadro è meno roseo in termini reali: al netto dell’inflazione, l’aumento nel 2023 è stato di un modesto 0,1%. Rispetto al livello del 2020, alla fine del 2023 il potere d’acquisto degli asset finanziari era ancora inferiore del 2,9%, anche se leggermente al di sopra del livello pre-pandemia (+1,6%). I risparmiatori italiani hanno perso quindi tre anni. Gli asset immobiliari sono aumentati dell’1,3% nel 2023; infatti, il mercato immobiliare italiano è stato uno dei pochi a registrare ancora aumenti di prezzi lo scorso anno. Ma questa resilienza è arrivata dopo anni di andamento stagnante: il valore totale degli immobili nel 2023 è ancora inferiore ai valori rilevati dieci anni fa. I rischi di transizione sono piuttosto pronunciati in Italia. Si prevede che i prezzi delle abitazioni diminuiranno tra il 26% e il 30% fino al 2050, a seconda dello scenario climatico, una cifra che corrisponde a 31.730 euro pro capite.

 

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