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Riforma del Tuf, AIFI chiede più attenzione al private capital

5/22/2024 | Redazione ADVISOR

L’associazione spiega che “il tessuto produttivo dell’Italia è costituito da non quotate, che sono il motore dello sviluppo economico e necessitano di capitali per la crescita e per affrontare la transizione ecologica e digitale”


Il Consiglio Direttivo AIFI si è riunito e ha apprezzato l’obiettivo di semplificazione della Legge Capitali, condividendo, in particolare, l’introduzione di norme agevolative per il mondo delle imprese quotate. Sottolinea, tuttavia, come il tessuto produttivo del nostro Paese è costituito, per la maggior parte, da non quotate, che rappresentano il motore dello sviluppo economico e necessitano di capitali per la crescita e per affrontare la transizione ecologica e digitale. 

Il private capital può supportare le imprese in questi cambiamenti e ha dimostrato di essere in grado di creare poli di aziende che si consolidano, crescono dimensionalmente e si internazionalizzano. Negli ultimi cinque anni sono stati realizzati circa 1.000 interventi di questo tipo attraverso gli add on. 

“Il private capital ha un impatto economico positivo sul sistema produttivo come dimostrano molti studi a livello internazionale; una recente ricerca AIFI sulla valorizzazione del capitale umano evidenzia come le imprese in portafoglio ai fondi, dal momento dell’investimento al 2022, data di osservazione, hanno registrato una crescita occupazionale dell’8% e del 34% se si considerano solo le Pmi” dichiara Innocenzo Cipolletta (in foto), presidente AIFI. 

Per rafforzare questo segmento del mercato dei capitali, ancora sottodimensionato, l’associazione, in vista della riforma del Testo Unico della Finanza, chiede di intervenire su più fronti: in primo luogo, è necessario favorire, come in altri Paesi, l’investimento di una quota del risparmio gestito verso strumenti di private capital; in secondo luogo, per coinvolgere gli investitori istituzionali italiani nel sostegno all’economia reale, si suggerisce di istituire uno o più fondi di fondi, con risorse che siano aggiuntive e non sostitutive, come hanno fatto altri Paesi come Francia, Spagna e Germania, in cui un soggetto pubblico svolge il ruolo di anchor investor. 

È essenziale che le risorse del fondo di fondi siano investite in modo indiretto nelle imprese, avvalendosi delle competenze dei gestori specializzati in grado di attrarre ulteriori risorse dal mercato. Questo consente di aumentare l’effetto volano e di utilizzare le conoscenze di operatori finanziari che selezionano le imprese secondo rigorosi criteri di mercato. Da ultimo, si chiede di tutelare la competitività dei gestori italiani semplificando il contesto regolamentare per gli intermediari, eliminando interventi di gold-plating rispetto alla normativa europea.

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