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Nuovo trattato fiscale globale. Scontro all'Onu

8/19/2024 | Daniele Barzaghi

Gli otto voti espressamente contrari sono arrivati infatti da Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Israele, Australia, Nuova Zelanda, Corea e Giappone


Saranno 4.800 miliardi di dollari gli ammanchi fiscali che i vuoti legislativi, elusione ed evasione produrranno nei prossimi 10 anni a livello mondiale, secondo il rapporto “The State of Tax Justice 2023” della Ong Tax Justice Network.

A generare tale cifra saranno sopratutto le multinazionali e i cittadini più ricchi che utilizzano i paradisi fiscali, come si legge nell'elaborazione dell'Università scozzese di St Andrews.

Il dato appare una tradizionale denuncia destinata ad avere scarso seguito ma lo scorso 16 agosto il tema, data la propria ampiezza, è arrivato all'Onu. E, al Palazzo di vetro, 110 Stati (su circa 200 mondiali) hanno supportato l'idea di un nuovo trattato fiscale globale sui profitti delle grandi multinazionali (oggi pari ad appena il 15% dei proventi, secondo quanto stabilito dall'Opec, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).

Ancora una volta, ma in maniera più organizzata, è andato in scena lo scontro crescente tra Occidente (con Paesi collegati) e resto del mondo. Gli otto voti espressamente contrari sono arrivati infatti da Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Israele, Australia, Nuova Zelanda, Corea e Giappone, con l'Unione Europea in una posizione intermedia: i suoi membri fanno infatti tutti parte delle 44 astensioni registrate.

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