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Non c’è altra scelta che comprare azioni. Ecco perché

1/8/2020 | Daniele Riosa

Lo spiega Carlo De Luca, responsabile dell'asset management di Gamma Capital Markets


Carlo De Luca, responsabile dell'asset management di Gamma Capital Markets, società indipendente specializzata nella consulenza finanziaria fee-only e nelle gestioni patrimoniali spiega si concentra sulle indicazioni operative di portafoglio per il 2020 e spiega che “nonostante i dati macro abbiamo mostrato un rallentamento in USA fino all’estate per poi stabilizzarsi e siano decisamente peggiorati anche in UE, con rischio di recessione in Germania ed in Italia, i risultati aziendali hanno invece battuto le stime nell’80% dei casi, mostrando una crescita media degli utili del 12%, seppur in rallentamento rispetto al 18% del 2018”.

De Luca sostiene che “la politica monetaria di stimolo globale sincronizzata sia finita, o quanto meno avrà una pausa, che terminerà quando i dati macro torneranno eventualmente ad essere negativi. Al momento infatti, ad eccezione dell’ISM Manifatturiero, tutti i dati sono in ripresa o quanto meno stabili, e questo offre una forte propensione al rischio per gli investitori: se i dati fossero positivi, allora sarebbe una buona notizia dato che il ciclo economico continua, se invece fossero negativi, sarebbe un problema per l’economia, ma a supporto ci sarebbero le banche centrali”.

“In pratica – sottolinea l’esperto - come qualcuno ha affermato, abbiamo un’opzione PUT sul mercato e, con i rendimenti nulli, non c’è altra scelta che comprare azioni. Prendendo in considerazione il principale indice mondiale, ovvero S&P 500, possiamo comunque notare che, nonostante le valutazioni appaiano decisamente alte, con un P/E intorno a 21 volte gli utili, gli stessi livelli erano già stati raggiunti e oltrepassati verso gennaio 2018 con livelli poco oltre 21. Il P/E medio è ora certamente più alto sia di quello relativo alla Zona Euro sia di quello dei paesi emergenti”.

"Tale condizione – continua l'economista - è giustificata per lo più dal peso all’interno dell’indice delle aziende del comparto tecnologico, con la sua componente fortemente disruptive, e dalla presenza di società fortemente correlate a beneficiare dei grandi fenomeni sociali, economici e demografici, i megatrend, destinati a cambiare drasticamente le nostre abitudini di vita. Considerando che la crescita degli EPS proseguirà nei prossimi anni, possiamo ragionevolmente affermare che c’è ancora spazio di crescita. I rischi per le aziende, semmai, "provengono ora dalla perdita di margine: bisogna considerare che anche se l’inflazione resta bassa, i salari sono aumentati e questo peggiorerà i margini operativi".

“Ritornando però alla situazione macro, le previsioni del 2020 non vedono più recessione, un rallentamento della crescita, quindi il ciclo economico prosegue con una riduzione ulteriore della disoccupazione e un lieve aumento dell’inflazione", conclude De Luca.

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