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12/6/2017 | Redazione AdvisorPrivate
Continua a crescere il livello di soddisfazione dei clienti private per il servizio ricevuto così come la fedeltà alla propria banca. Ma è meglio non abbassare la guardia e sfruttare il salto registrato negli ultimi anni a proprio vantaggio.
Secondo l’Indagine sulla clientela private, condotta nel 2016 da GfK per conto di Aipb, il 78% dei clienti ha dichiarato di avere un grande attaccamento alla propria banca e il 20% ha affermato di aver avuto esperienze positive degne di particolare nota, soprattutto nella relazione con il proprio banker che “ha consigliato investimenti rivelatisi positivi nel tempo, dà continue informazioni e anticipa le richieste”.
Che il servizio private sia sempre più affinato non è, naturalmente, una tendenza solo italiana; anche nel Regno Unito, per esempio, uno studio condotto da Scorpio Partnership conferma che è stato fatto un grosso lavoro in questa direzione, al punto che la propensione dei clienti a consigliare la propria private bank ad altre persone è aumentata esponenzialmente, passando dal -20% a oltre il 30% in quattro anni.
È importante, però, di fronte a questo trend evidentemente positivo, non abbassare comunque la guardia, anche perché, come fa notare Alexander Johnson, senior manager di Scorpio Partnership, l’industria del wealth management ha ancora molta strada da fare rispetto ad altri settori. Basti pensare a quello delle Big tech (Apple, Amazon, Netflix), dove la propensione dei clienti a consigliare il servizio ad altri supera quasi il 70%.
La sfida è pertanto quella di trasformare questo ampio margine di miglioramento in un’opportunità, per mettere a punto il servizio in modo sempre più efficace e in linea con le aspettative della clientela.
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