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11/9/2017 | Redazione AdvisorPrivate
I super ricchi spenderanno 2.700 miliardi di dollari nell'arte entro il 2026, in forte crescita rispetto ai 1.600 miliardi del 2016. Lo si apprende all'interno della quinta relazione del Deloitte Art&Finance Report 2017, studio firmato Deloitte e ArtTactic, dal quale emerge che nel primo semestre 2017 si è registrata una crescita superiore ai 900 milioni di dollari dei flussi d'investimento e che le vendite complessive delle principali case d’asta sono aumentate del 18%.
L'arte e la finanza sono due mondi sempre più interconnessi tra loro. L’arte, come asset class, è infatti sempre più legata al settore della gestione patrimoniale, un trend già in atto da diversi anni. Secondo lo studio, 9 gestori patrimoniali su 10 affermano che i beni artistici e gli oggetti da collezione devono essere inclusi nell’offerta di servizi offerti dai gestori patrimoniali. Il 55% dei gestori patrimoniali intervistati ha, poi, dichiarato che i clienti chiedono sempre più servizi relativi agli investimenti in arte, mentre il 69% si aspetta che i clienti includano arte e oggetti da collezione tra i loro asset. Il 44% degli intervistati ritiene che nei prossimi 12 mesi aumenteranno il focus e le risorse dedicate alla gestione patrimoniale dei beni artistici (rispetto al 38% del 2016): questo è il dato più alto in assoluto dal lancio della prima survey nel 2011 ed è supportato dalla traiettoria positiva dei prodotti e servizi legati al mondo dell’arte.
Focalizzandoci sull'offerta di servizi legati all’arte, l’87% dei gestori di patrimoni oggi offre servizi di valutazione delle opere d’arte (+18% rispetto al 2016), mentre i servizi di art advisor sono offerti dall’83% (+4% rispetto al 2016); la gestione delle collezioni d’arte è offerta, invece, dal 78% (+19% rispetto al 2016). Infine, il servizio più gettonato in assoluto è il tradizionale supporto relativo al passaggio successorio, che resta ed è quello che i gestori di patrimoni ritengono sarà maggiormente offerto nel corso dei prossimi 12 mesi: lo ha dichiarato, infatti, il 70% degli intervistati.
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