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3/29/2017
Anno in chiaroscuro per il private equity e il venture capital. Se il 2016 è stato, infatti, un anno record per l’ammontare investito, che è balzato del 77%, attestandosi a 8,2 miliardi, la raccolta è calata, invece, del 47%, scivolando a 1.313 milioni dai 2.487 milioni del 2015 (quando il risultato era però stato realizzato grazie al closing di alcuni grandi fondi), mentre il numero delle operazioni è sceso del 6%, a quota 322, rispetto alle 342 dell’anno precedente, segno di una crescita della dimensione dei deal. L’ammontare investito è cresciuto, infatti, a 942 milioni di euro, contro i 527 dell’anno precedente.
A metterlo in luce è stata l’analisi condotta da Aifi, in collaborazione con PwC - Transaction Services, sul mercato italiano del capitale di rischio, dalla quale è emerso che, per il private debt, il 2016 è stato l'anno del decollo, con gli investimenti che sono volati dell'87%, mentre la raccolta è salita del 65%.
Parlando degli investimenti del private equity e venture capital, Anna Gervasoni, direttore generale Aifi, ha detto che “questo ottimo risultato è dovuto anche al ritorno di attrattività del nostro Paese e di competitività delle nostre imprese”. Non a caso, gli operatori internazionali hanno investito il 69% in termini di ammontare. “Questo è positivo perché significa che il Paese attira capitali”, ha precisato Gervasoni, aggiungendo però che “ora bisogna porsi l’obiettivo di radicare questi investitori nel nostro Paese”.
Un tema caldo è sicuramente quello che riguarda gli incentivi fiscali. Per esempio sui fondi pensione serve una spinta maggiore affinché investano davvero nell’economia reale. «L’Aifi sta chiedendo che venga estesa anche all’asset class del private debt la tassazione zero a favore dell’investimento degli enti previdenziali», ha spiegato Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi. Posizione sostenuta anche da altre forze. Francesco Boccia, presidente della V Commissione Bilancio della Camera, ha detto che “la tassazione dei fondi pensione va modificata per forza, altrimenti i loro soldi finiranno all’estero”, e Raffaele Russo, consigliere del Mef, ha proseguito ribadendo che “serve certezza e prevedibilità”.
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