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10/31/2016 | Redazione Advisor
La Bce potrebbe estendere il Qe dati i dubbi sulla sostenibilità della ripresa dell'inflazione. Lo ha detto Ubs, spiegando che - a seguito della riunione del 20 ottobre - lo scenario di base rimane che la Banca centrale europea annuncerà l'8 dicembre una estensione di sei mesi del Qe, con il piano di acquisti mensili di titoli che sarà di 80 miliardi di euro al mese.
Draghi ha rassicurato i mercati che il sostegno della politica monetaria resta "molto consistente", argomentando che la Bce è focalizzata a un "sostenibile e auto sostenibile" recupero dell'inflazione e osservando che non ci sono ancora segni di un convincente trend di inflazione di fondo. Il governatore ha riconosciuto la recente resilienza della crescita della zona euro; ha ribadito che i tassi di interesse rischiano di rimanere ai livelli attuali o inferiori per un periodo di tempo prolungato, e ben oltre la fine del Qe, e ha difeso la politica della Bce dei bassi tassi di interesse. “Tuttavia noi non ci aspettiamo ulteriori tagli dei tassi”, ha spiegato Ubs, che poi è passata a parlare del tapering, il cosiddetto rallentamento del ritmo di acquisti di bond sul mercato.
“Anche dopo la conferenza stampa di fine ottobre, non si può escludere il rischio che l'8 dicembre venga presa una decisione di tapering, per esempio attraverso una riduzione dell'attività mensile di acquisti titoli da 80 a 60 miliardi di euro”, spiega Ubs, che aggiunge che, dopo tutto, la crescita ha retto bene durante l'estate, l'inflazione è ora sulla strada giusta e le preoccupazioni circa un ambiente di bassi tassi di interesse sono molto diffuse. Tuttavia, Draghi ha evitato atteggiamenti aggressivi dicendo che il tema tapering non è stato discusso in quell'occasione; ma è stato sorprendentemente schietto in materia, escludendo un arresto duro del Qe dopo marzo 2017.
“Pensiamo che sia altamente probabile che la Bce cambi le modalità del programma di Qe alla riunione di dicembre”, hanno commentato gli esperti di Ubs, aggiungendo che ciò indica una tendenza di curva dei rendimenti più ripida. “Nel breve termine - proseguono - non vediamo l'esito della riunione di ottobre come un catalizzatore per un grande rally nei mercati obbligazionari dell'area euro rispetto ai livelli attuali e ci attendiamo per i bond tedeschi a 10 anni una crescita dei rendimenti dello 0,15% entro la fine dell'anno”.
Quanto al Corporate sector purchase programme (Cspp), il cenno della Bce di un marcato aumento delle emissioni nel mercato primario dei corporate è stato un segno di supporto per il programma stesso, con 442 miliardi di euro emessi in bond IG in euro da inizio anno. “Noi manteniamo la nostra opinione che la Bce, all'interno di questo programma ha fornito una forte offerta per il credito nell'area Euro, con una media di acquisto di 7 miliardi di euro al mese e un totale di obbligazioni societarie di 33,8 miliardi di euro fino al 14 ottobre”, commenta Ubs, che spiega che le obbligazioni acquistate dalla Bce hanno avuto un ritorno dello 0,02% a settembre vs il -0,26% di agosto.
Infine, in merito agli acquisti di bond del debito portoghese e greco, Draghi ha fatto capire che, se il rating del Portogallo venisse abbassato da Dbrs, il debito non sarebbe più idoneo per gli acquisti Qe, visto che sarebbe valutato sub-investment grade dalle quattro agenzie di rating, un po' come avviene ora con Cipro (attualmente classificata sotto-IG da tutte e quattro le agenzie), di cui l'Eurosistema ha cessato gli acquisti di debito dopo l'uscita del suo programma di aggiustamento macroeconomico a fine marzo 2016. Secondo Ubs, però, lo scenario di base è per nessun cambiamento di rating del Portogallo da parte di Dbrs. Quanto alla Grecia, il governatore ha concluso dicendo che si continua a discutere sulla sostenibilità del Paese ellenico, ma che è prematuro parlare di acquisto di titoli di Atene.
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