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Grecia e Ucraina preoccupano, ma non spaventano

2/18/2015 | Redazione Advisor

I mercati devono ancora fare i conti con Grecia e Ucraina. Ma le reazione restano composte grazie all'azione della BCE che ha avuto un effetto "anestetizzante".


I mercati devono ancora fare i conti con Grecia e Ucraina. Ma le reazione restano composte grazie all'azione della BCE che ha avuto un effetto "anestetizzante" sui mercati ed evitato l'effetto panico. In questo contesto rimane attraente il mercato europeo. Ne è convinto Aldo Martinale, Responsabile Funzioni  Studi e Analisi di Banca Intermobiliare, che ha inviato ad AdvisorPrivate il suo consueto report "IL PUNTO". 

Ecco cosa emerge dalla weekly news di BIM:

"La temperatura sulla crisi greca è salita ulteriormente dopo il meeting dell’Eurogruppo di ieri, conclusosi bruscamente, con il Governo di Tsipras che ha rimandato al mittente la proposta di una proroga di sei mesi dell’attuale programma di salvataggio.

Per quanto la tensione stia salendo, riteniamo permangano gli spazi per trovare un compromesso: d’altra parte, secondo le indiscrezioni di stampa il Ministro delle Finanze Varoufakis era pronto a sottoscrivere una proposta preparata dal Commissario agli Affari Economici, Moscovici, che prevedeva un estensione degli aiuti per quattro mesi in cambio di determinati impegni da parte del Governo (proposta che in un secondo momento è stata però modificata dall’Eurogruppo che si è limitato ad offrire l’estensione dell’attuale programma senza cambiamenti).

I prossimi due giorni potrebbero essere decisivi considerato che domani è in programma il meeting in cui la BCE rivede i termini del meccanismo dell’ELA (Emergency Liquidity Assistance) da cui di fatto dipende la tenuta del sistema bancario greco (nei giorni scorsi la disponibilità di liquidità a favore degli istituti di credito greci era stata alzata a 65 mld) e giovedì è l’ultimo giorno utile per convocare i vari Parlamenti europei che dovrebbero pronunciarsi sull’estensione del programma di aiuti entro la scadenza del 28 febbraio. Varoufakis stesso ha dichiarato di essere sicuro che nelle prossime 48 ore si troverà un’intesa, anche se in realtà il Governo avrebbe la possibilità di andare oltre la scadenza di giovedì optando per un nuovo prestito dall’ESM (l’approvazione di un nuovo programma potrebbe però comportare maggiori complicazioni rispetto al rinnovo di quello esistente).

Nel frattempo la tensione resta molto alta anche sull’altro fronte geopolitico, quello Ucraino: la tregua firmata a Minsk la settimana scorsa continua ad essere fortemente a rischio, dato che sia l’esercito ucraino che i miliziani filorussi non hanno ancora iniziato a ritirare le armi pesanti e di fatto non stanno rispettando del tutto il cessate il fuoco. Resta quindi alta la probabilità che l’accordo sulla tregua venga smentito dai fatti, come d’altronde già successo nei mesi scorsi.

In questo contesto ha giovato il buon comportamento di Wall Street, che, dopo avere attraversato una fase di stanchezza, ha evidenziato un chiaro miglioramento del suo quadro tecnico, andando a rompere al rialzo i massimi assoluti.

Al di là del segnale tecnico, va comunque sottolineato che a questi livelli sembra difficile individuare un target particolarmente ambizioso per la Borsa americana considerato:

- il momentum non positivo sul fronte degli utili: negli ultimi mesi vi è stata una netta revisione al ribasso delle previsioni, tanto che le stime di consensus sull’S&P500 evidenziano per il Q1 ed il Q2 una flessione degli utili rispettivamente del 2.2% e dell’1.2%, mentre sull’intero 2015 la crescita attesa dei profitti si è ridotta ad appena un +3%;

- la conseguente espansione dei multipli valutativi, con un P/E forward che si è portato sopra 17x; l’espansione dei multipli è ancor meno sostenibile in un contesto di tassi in crescita: dopo i recenti buoni dati macro, il mercato è tornato a prezzare un rialzo dei tassi nel corso del 3° trimestre, anche se il processo di incremento dei tassi avverrà probabilmente in modo molto graduale.

Anche in Europa il processo di revisione degli utili continua ad essere al ribasso, ma va tenuto presente che in termini relativi rispetto agli Stati Uniti il deterioramento dei risultati ha subito una netta attenuazione, tanto più se si esclude la Borsa di Londra particolarmente penalizzata dall’elevato peso dei comparti Energy e Basic Materials.

D’altronde, nei prossimi mesi l’Europa, pur mantenendo un tasso di crescita inferiore a quello statunitense, dovrebbe sperimentare una netta accelerazione della crescita (da seguire con attenzione gli indici PMI in uscita venerdì), mentre gli Stati Uniti, dopo il picco del 3Q14, dovrebbero stabilizzarsi intorno ad un tasso di espansione annualizzato intorno al 3%. Senza dimenticare che le aziende europee mantengono spazi di recupero sul fronte reddituale, mentre la redditività delle imprese americane si colloca ormai da mesi sui record storici.

I più attraenti livelli valutativi, l’effetto espansivo del calo del prezzo del petrolio e dell’Euro e soprattutto la politica espansiva della BCE sono gli altri fattori che ci portano a confermare la view positiva sui mercati europei, pur considerando la presenza di rischi di coda come la Grecia e l’Ucraina".

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