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8/11/2014 | Redazione Advisor
Raddoppiare le attuali masse gestite (15 miliardi di euro). E fare della nuova Bim un polo aggregante nel private banking, aumentando il numero di banker attraverso un'efficace politica di reclutamento. È l'ambizioso progetto di Pietro d'Aguì, ex ad, vicepresidente e azionista della banca private, nei numeri raccolti sulle pagine del Corriere della Sera di ieri.
Al progetto di rilancio nato dalla cessione della quota di controllo dell'istituto da parte di Veneto Banca partecipano molti storici azionisti: la nuova compagine sarà guidata da D’Aguì, i Giovannone, i Segre più due fondi di private equity anglosassoni, Serendip Equity e Duet Group, ciascuno con il 10%: tutti uniti in un patto di sindacato e rappresentati in cda. Non ne faranno parte invece la Romed di Carlo De Benedetti e Luca di Montezemolo, che con il 2% a testa avranno il ruolo di investitori finanziari (nonché grandi clienti). Ci saranno anche il costruttore torinese Pietro Boffa, con il 2,5%, Alessandro Federici, Valentina Nasi e l’imprenditore veneto Eugenio Piovesana. Veneto Banca rimarrà con una quota del 20% (più le opzione put&call su un altro 9,6% con Serendip Equity).
Al piano industriale D'aguì sta lavorando con McKinsey, dal cui vivaio, secondo il Corriere, dovrebbe uscire anche il futuro direttore generale di Bim, che avrà tutti poteri gestionali. D'Aguì manterrà invece la carica di vice-presidente non esecutivo.
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