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9/20/2016 | PierEmilio Gadda e Davide Mosca
È ancora presto per celebrare lo scampato pericolo. Ci vorranno molti mesi per dipanare il groviglio di implicazioni - politiche, economiche, finanziarie - legate all’uscita di Londra dall’Unione Europea. E nonostante ci sia poca visibilità sull’impatto che Brexit può esercitare sull’economia del Vecchio Continente - Mario Draghi, presidente della Bce, ha ipotizzato una sforbiciata di mezzo punto percentuale sulla crescita del pil nella zona euro - è probabile che l’esito a sorpresa del referendum inizi presto a diffondere le sue tossine, contaminando in primo luogo la fiducia di consumatori e imprese.
Per il Fondo monetario internazionale, Brexit ha fatto aumentare i rischi per la crescita globale, portando l’organizzazione diretta da Christine Lagarde a tagliare dello 0,3% le stime di espansione del Pil per il 2016 (3,1%, dal 3,4% indicato ad aprile) e per il 2017 (3,2%, contro il precedente 3,5%). A preoccupare alcuni economisti non è l’entità in sé del rallentamento, quanto, piuttosto, lo scenario di riferimento: una ripresa ancora fragile, quindi più vulnerabile a nuovi shock esogeni. Con molti fronti aperti sul piano politico. E alcune grandi banche centrali in affanno, incapaci di tracciare una rotta chiara.
AdvisorPrivate ne parla con Francesco Daveri, docente di politica economica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che, in questa video intervista racconta le sfide del Vecchio Continente. A cominciare dal prossimo Referendum in Italia.
Leggi tutta l'intervista su AdvisorPrivate, n4, set-nov 2016
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