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2/24/2016 | stefania.pescarmona1
C'è una certa corrispondenza tra l'età del private banker e del cliente private, sempre più soddisfatto del lavoro svolto dal suo “consulente di fiducia”. Secondo un'indagine svolta da Aipb, il 58% della clientela di alto profilo ha tra i 45 e i 64 anni. Non è un caso quindi, che quasi l'80% dei banker abbia tra i 41 e i 60 anni.
Il consulente deve, infatti, avere conoscenze, competenze ed esperienze adeguate. Non sono solo le “Guidelines for the assessment of knowledge and competence ESMA/2015/1886” di recente pubblicazione a richiederlo, ma è anche proprio il profilo sociodemografico della clientela private italiana. Se si confronta la distribuzione dell’età, del sesso e dell’istruzione, stupirà quindi la simmetria quasi perfetta della clientela private e dei loro private banker. Due popolazioni che per il momento si assomigliano e si dichiarano reciprocamente soddisfatte.
La recente nascita dell’albo dei consulenti finanziari (ex consulenti finanziari (ex-promotori finanziari)) non deve, infatti, innescare una “crisi d’identità” al private banker, dal momento che il servizio di consulenza finanziaria connota fortemente il suo ruolo professionale. Le famiglie private italiane hanno, infatti, le idee chiare su quello che si aspettano dal loro referente per gli investimenti ed è perfettamente coerente con quello che i private banker ritengono sia loro responsabilità nei confronti dei loro clienti.
Alla domanda del perché si è soddisfatti dell'attività del referente, il 35% dei clienti intervistati ha risposto per la capacità di dare spiegazioni sulla posizione patriomoniale, il 31% per il supporto nelle scelte e nelle decisioni e il 30% per la coerenza delle proposte fatte in relazione alle proprie esigenze. Seguono la capacità di spiegare le implicazioni degli investimenti fatti e la tempestività nel fornire informazioni sulla posizione patrimoniale. Di contro, per i private banker, la capacità di interpretare i bisogni del cliente viene al primo posto tra i fattori di successo di un consulente finanziario (con il 59% delle risposte), seguita in seconda posizione dalla capacità di tradurre il linguaggio della banca (40%).
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