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9/23/2015 | pieremilio.gadda
Se è vero che il successo di una private bank dipende soprattutto dalla sua squadra di banker, le competenze personali sono fondamentali. Lo sono altrettanto, però, il sistema di incentivi, il clima e la cultura in cui il professionista è inserito.
Secondo un'indagine realizzata dall'Aipb sulla popolazione dei banker italiani, solo il 42% degli intervistati è pienamente soddisfatto: la percentuale di quanti si dichiarano disponibili a promuovere la propria banca presso colleghi e amici che svolgono la stessa professione rimane contenuta ma è in crescita e contestualmente calano le valutazioni negative. La fedeltà nei confronti dell'istituzione presso la quale il professionista opera non è in discussione: non a caso, quasi il 70% dei consulenti è «nato e cresciuto» professionalmente nell’istituto per cui oggi lavora.
Sul piano dell'engagement aziendale, dopo anni, iniziano a emergere dati confortanti: sette banker su dieci sono consapevoli di come possono contribuire personalmente agli obiettivi di business anche se la strategia e gli obiettivi della banca sono chiari solo nel 60% dei casi. Il rapporto con il responsabile in genere è molto buono: il 75% dei banker dichiara di poter interloquire con il proprio responsabile per chiedere informazioni e consigli e una percentuale analoga dichiara che il proprio responsabile è allineato alle direttive ed alla mission della banca.
Questo tuttavia non vale per i singoli banker: solo il 47% viene aggiornato sistematicamente sull'andamento degli obiettivi e sulle decisioni prese dall'istituto, il 55% riceve input dal proprio responsabile in modo tempestivo sulle decisioni del management e poco più della metà, il 51%, ottiene feedback strutturati sul proprio operato e valutazioni costruttive sull'attività svolta. Le maggiori preoccupazioni per i banker riguardano in ogni caso le prospettive di crescita interna: solo 4 professionisti su 10 giudicano adeguata la formazione offerta dalla banca, il 22% percepisce l'importanza che l'istituto attribuisce alla rete di banker. Soltanto il 23% dei consulenti interpellati dichiara che i percorsi di crescita formativa, i criteri di assegnazione degli incentivi e la valutazione delle performance sono sempre chiari.
“L’evoluzione in atto nell'industria private e l’intensità della competizione per il reclutamento dei talenti migliori hanno creato per gli operatori l’esigenza di disporre di un sistema incentivante adeguato – premette l'Aipb -. Perché questo possa risultare efficace è necessaria la massima chiarezza da parte dell’istituto sugli obiettivi assegnati alle figure professionali coinvolte, una buona qualità delle unità di misura utilizzate per verificare il grado di raggiungimento degli obiettivi stessi, un alto grado di controllabilità del livello di raggiungimento degli obiettivi da parte delle figure interessate, trasparenza e bassa discrezionalità nei meccanismi di calcolo. Poiché tutto consegue in maniera logica dagli obiettivi assegnanti, questi rappresentano quindi il nodo cruciale affinché il sistema funzioni”.
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