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7/1/2015 | pieremilio.gadda
Non c'è (buona) consulenza senza architettura aperta. Ogni private bank dovrebbe mettere a disposizione dei clienti un'offerta ricca e diversificata di strumenti finanziari. Secondo l'ufficio studi dell'Aipb, tuttavia, i fondi di terzi rappresentano in media circa il 60% di quanto collocato dalle strutture private. Poco più della metà.
La Mifid 2 porterà da un lato ad un ripensamento delle politiche degli intermediari per la strutturazione dei prodotti e per la definizione delle strategie di distribuzione e, dall’altro, a un’attenta riscrittura degli accordi distributivi, che andranno adeguati al fine di riflettere le nuove regole in materia di flussi informativi tra l’ideatore del prodotto e il distributore. Vale la pena ricordare inoltre che gli operatori dovranno informare i clienti sulle modalità con cui si offre il servizio di consulenza finanziaria e sulla gamma di prodotti finanziari presi in considerazione.
Intanto, molti operatori cercano di ampliare le occasioni di business e il numero di controparti con cui relazionarsi. Ad oggi, secondo l'ufficio studi dell'Aipb, l’implementazione del servizio di consulenza nelle strutture di Private Banking è stato il motivo principale che ha portato all’adozione dell’open architecture (28%), seguito dalla possibilità di diversificare gli stili di gestione (22%) e dal completamento della gamma d’offerta (22%). La scelta dei gestori terzi tende a incanalarsi verso controparti con prodotti specializzati (37%) ed è condizionata dalle performance passate (25%) e dall'ampiezza della gamma di offerta (18%). A sorpresa, il brand conta invece pochissimo (2%)
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