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5/20/2015 | pieremilio.gadda
Negli ultimi sei mesi, il 63% degli investitori a livello globale ha aumentato l'esposizione azionaria ai mercati sviluppati e quasi la metà ha accresciuto il peso degli emergenti. Eppure 60 intervistati su 100 si aspettano una correzione nel breve termine, compresa tra il 10 e il 20%, sia sulle azioni dei Paesi sviluppati che negli emerging markets. Anzi, quasi la metà del campione ritiene che il mercato sia sorpavvalutato e che un ritracciamento avrebbe già dovuto verificarsi, a causa del rallentamento dei mercati emergenti e dei crescenti rischi geopolitici. É quanto emerge da una ricerca condotta a gennaio da State Street Global Advisors su un campione di 420 investitori globali, tra Ceo, Cio, gestori e top manager di 13 Paesi tra Europa, Asia e Stati Uniti.
Come si spiega l'incongruenza di chi teme una brusca correzione ma spinge comunque l'acceleratore sul rischio? “Con la pressione sulla sostenibilità delle prestazioni. Il 65% cita tale pressione come uno dei motivi della maggiore allocation sull’azionario negli ultimi sei mesi", ha detto Daniel Farley, chief investment officer di Ssga Investment Solutions Group. “Tale contraddizione, unita alla convinzione sempre più diffusa che la volatilità sarà persistente, aumenta la necessità di adeguate strategie di protezione dai ribassi”. In assenza di queste, secondo Farley, l'investitore rimane inevitabilmente esposto alle fibrillazioni dei mercati. Infatti, due terzi degli intervistati ripongono ancora una grande fiducia nella diversificazione tradizionale, ritenuta di per sé sufficiente a proteggere il portafoglio, nonostante si sia dimostrata poco efficace durante la crisi finanziaria globale a causa della convergenza delle correlazioni. In generale, l’indagine ha registrato un elevato grado di ottimismo, che gli esperti di State Street considerano ingiustificato: nove investitori su dieci infatti confidano nella capacità dei propri portafogli di resistere a un'importante correzione di mercato.
"La nostra ricerca – conclude Farley - dimostra che i gestori devono aiutare gli investitori a comprendere meglio quali sono le possibili opzioni per proteggersi dai ribassi e collaborare con i propri clienti per sviluppare soluzioni che offrano adeguati livelli di sicurezza".
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