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10/8/2014 | Redazione Advisor
Il prossimo 17 agosto, entrerà in vigore la Brussel IV, la nuova disciplina relativa al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia di successioni transfrontaliere. Si tratta del Regolamento del Consiglio e del Parlamento europeo n° 650 del 4 luglio 2012 che, almeno nelle intenzioni del Legislatore, vorrebbe evitare i conflitti di leggi e giurisdizioni tra diversi Paesi europei. Un tema non certo secondario se si pensa che oltre 12,3 milioni di europei vivono in un Paese diverso da quello di origine e, secondo le stime, circa 480.000 famiglie ogni anno si trovano a fare i conti con problemi legati a successioni transnazionali.
“Peccato che la Brussel IV rischi di rimanere un'arma spuntata, incapace di fare chiarezza su molte questioni”, osserva Maria Cristina Boscolo Berto (nella foto), Regional Head della divisione Wealth Structuring Solutions per Lombard International Assurance. Il principio cardine che regola la legge ma anche la giurisdizione applicabili alle successioni transfrontaliere è quello della residenza abituale del defunto al momento della morte e si applica a tutti gli aspetti di diritto civile della successione mortis causa. “Non rientrano però nella sua disciplina le questioni inerenti ai regimi patrimoniali tra coniugi o convenzioni patrimoniali relative a rapporti comparabili al matrimonio – segnala Boscolo Berto -. Né i diritti di proprietà, gli interessi e i beni creati o trasferiti con istituti differenti dalla successione, come ad esempio gli atti di liberalità e le donazioni”. Restano fuori dall'ambito di applicazione del Regolamento i trust e i contratti di assicurazione: questi ultimi, ricorda l'esperta, sono tipici strumenti di pianificazione successoria, e conservano quindi la propria disciplina civilistica e soprattutto fiscale, rimanendo soluzioni efficaci per strutturare in maniera ottimale il passaggio intergenerazionale di patrimoni complessi in situazioni familiari cross-border.
Anche gli aspetti relativi alla materia fiscale sono esclusi dalla disciplina regolamentare, con la conseguenza che rimane in capo al legislatore nazionale di determinare l’importo della tassa di successione e se questa debba essere riscossa dal patrimonio ereditario o dai singoli beneficiari. Ciò significa che, vista la diversità di norme fiscali a livello nazionale e la lunga lista di fattori in base ai quali le autorità dei diversi Paesi determinano la responsabilità fiscale (residenza, domicilio o nazionalità del defunto e/o dei beneficiari e/o localizzazione dei beni ereditari), non è per nulla da escludere che in molte situazioni permanga il rischio di doppia o multipla imposizione. “Senza dimenticare che il Regno Unito, l’Irlanda e la Danimarca oltre che la Svizzera, naturalmente, al pari degli altri Paesi terzi - chiosa l'esperta - “rimangono fuori dalla nuova disciplina”.
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