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12/2/2017
Il 2018 sta arrivando. E con il nuovo anno la tanto discussa e, a volte, temuta MiFID II diventerà realtà. Le parole dovranno, quindi, lasciare spazio alle azioni perché, così come avvenuto nel lontano 2007, anche il recepimento della seconda MiFID non potrà essere visto come un mero adeguamento amministrativo ad un nuovo set di regole europee.
Ecco perché, alla fine di questo lungo percorso che ha portato alla stesura della direttiva così come la conosciamo oggi, le domande che aspettano una risposta sono soprattutto due: 1) L'Italia arriva pronta all'appuntamento con la MiFID II? 2) Gli operatori coinvolti quali reali difficoltà incontreranno nella nuova era?
Per quanto riguarda la prima domanda, se è pur vero che il nostro Paese vanta delle caratteristiche che lo rendono più preparato di altre nazioni all'Europa formato MiFID II, è anche vero che non sarebbe saggio abbassare la guardia. La direttiva porta con sé degli elementi di discontinuità rispetto al passato che nel corso dei prossimi 12 mesi prenderanno forma e influenzeranno molti aspetti del mercato. Product governance, trasparenza dei costi, certificazione delle competenze, tipologie di consulenza sono tutti fattori che cambieranno in maniera sostanziale la cornice all'interno della quale gli attori del settore si troveranno ad operare. Per questo legislatore e autorità di vigilanza non avranno tanto il compito di tradurre nella regolamentazione nazionale il set di regole europee, ma piuttosto saranno chiamati a comprendere fino in fondo le conseguenze reali della nuova direttiva ai fini della tutela dei risparmiatori.
E per quanto riguarda, invece, le imprese coinvolte dalla MiFID II, quali saranno le reali difficoltà? Per gli attori del mercato della consulenza finanziaria il principale problema sarà strategico: gli operatori sono chiamati, di fronte alla discontinuità introdotta dalla MiFID II, a rivedere i propri piani e le proprie strategie in un contesto di concorrenza che nei prossimi mesi cambierà radicalmente. L’adeguamento alla MiFID II, prima ancora di richiedere un'azione meramente passiva di rispetto delle regole, richiede una valutazione dei modelli di business adottati rispetto a questo mutamento. Anche se non subito, la nuova direttiva comporterà profondi cambiamenti nell’organizzazione e nelle procedure adottate per lo svolgimento dei servizi e delle attività di investimento.
La prima vera azione che tutti gli attori dovranno compiere, a partire dal 3 gennaio 2018, sarà quella di fare una scelta di campo: chiusi i dibattiti occorre passare da un atteggiamento di “compliance passiva” a un atteggiamento di “compliance pro-attiva”. Solo così la MiFID II potrà tradursi in una vera opportunità. Solo così la MiFID II potrà davvero tutelare i risparmiatori.
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