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6/24/2015 | Stefano Massarotto – Facchini Rossi & Soci
Dopo il via libera preliminare del Consiglio dei Ministri e il passaggio obbligato alle Commissioni parlamentari, finalmente il decreto legislativo sulla internazionalizzazione delle imprese tornerà all'Esecutivo per l'approvazione definitiva. Tra le novità, sono sicuramente degne di nota quelle che riguardano i redditi derivanti da partecipazioni in Stati a regime fiscale privilegiato (c.d. black list).
Viene innanzitutto modificato il regime di tassazione delle imprese controllate e collegate black list ("controlled foreign companies", cd CFC), che prevede la tassazione "per trasparenza" (a prescindere, quindi, dalla distribuzione dell'utile), in capo al socio residente, dei redditi prodotti dalla società. Infatti, viene ora abrogato l'anacronistico regime di tassazione delle società semplicemente collegate (e non controllate): il socio residente che possiede una semplice quota di collegamento non è sicuramente nella condizione ne' di influenzare il soggetto estero ne' di ottenere i documenti e le informazioni per applicare la CFC.
Ma vi è di più.
Per le società controllate, la modifica più rilevante riguarda l'eliminazione dell'obbligo di interpello preventivo all'Amministrazione finanziaria, allineando così maggiormente il sistema italiano ai principi comunitari. Inoltre, viene eliminata una ulteriore distorsione del sistema di tassazione, riconoscendo un credito d'imposta indiretto sui dividendi e sui capital gains derivanti da società controllate black list, che non sono soggette alla disciplina CFC per effetto dello svolgimento di una effettiva attività commerciale o industriale nel mercato locale di riferimento. Sicuramente le novità del decreto internazionalizzazione rappresentano un sicuro passo avanti nella semplificazione dei rapporti fiscali con l'estero, e un miglioramento della competitività delle nostre imprese con quelle estere.
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