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8/26/2013 | Massimo Morici
Sono solo 12 su 28 gli Stati membri della Ue che hanno recepito nei propri ordinamenti nazionali la direttiva europea per i gestori di fondi di investimento alternativi (AIFMD) entro la scadenza, lo scorso 22 luglio, posta da Bruxelles. E' quanto emerge da un recente indagine di KPMG secondo cui molti gestori alternativi, nonostante si siano adeguati negli scorsi mesi alle nuove regole entrate in vigore due anni fa, incontreranno ancora molte difficoltà nei prossimi mesi a esportare i propri fondi (hedge, immobiliari ecc.) in tutti gli Stati membri.
Il motivo è presto detto: il "passaporto europeo", che dovrebbe essere effettivo in tutta la Ue da più di un mese, non è ancora valido infatti in quegli Stati che non hanno tradotto in legge la direttiva nei propri ordinamenti nazionali e che non possono, quindi, registrare fondi alternativi "esteri" anche se provvisti del bollino europeo.
Gli Stati che non sono riusciti a rispettare le scadenze e a implementare le nuove misure sono oltre la metà (16 tra cui l'Italia): ora rischiano di incorrere in una sanzioni da parte della Corte di giustizia europea. Gli Stati che invece hanno già recepito l'AIFMD sono Austria, Croazia, Cipro, Danimarca, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito.
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