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Le Menestrel: ecco le differenze tra USA e Francia

3/14/2013

Il presidente di Financière de l’Echiquier interviene nella polemica tra l'americano Maurice Taylor, presidente di Titan, e il ministro Monetbourg (Risanamento produttivo)


In seguito alla polemica nata lo scorso 8 febbraio, dopo che Maurice Taylor, presidente della società TITAN, ha inviato una lettera al ministro Arnaud Montebourg (Risanamento Produttivo) in cui ha sottolineato il divario che separa il pensiero liberale americano dal contesto politico-economico francese, Didier Le Menestrel (nella foto), presidente di Financière de l’Echiquier, ha deciso di dire la sua. Ecco il suo intervento.

In Francia più che altrove ci pare, il mondo politico si colloca ancora al di sopra delle organizzazioni, dei vincoli e delle logiche che potrebbero imprimere un orientamento efficace alle imprese e all’economia.

Xavier Fontanet (ex presidente di ESSILOR) se ne meravigliava a suo modo in un dibattito pubblicato di recente su Les Echos: un progetto di legge, scaturito dalla lodevole volontà degli amministratori pubblici di favorire sempre un po’ di più la concertazione tra azionisti, dirigenti e lavoratori in azienda, intenderebbe concedere diritti di voto ai rappresentanti dei lavoratori che siedono nel consiglio di amministrazione.

Nella sua logica implacabile di ex dirigente aziendale, anche Fontanet pone delle domande che fanno eco al nostro provocatore americano: fino a che punto uno Stato può ingerire nella vita di un’azienda nella quale non ha investito? Il diritto di voto non è il contraltare di un rischio finanziario, assunto personalmente dall’azionista e non dal lavoratore? Perché tassare in parallelo il risparmio salariale? Insomma, una serie di domande sul ruolo dello Stato e l’utilità dei suoi interventi, domande piene di buon senso pratico che purtroppo a breve termine non hanno risposte soddisfacenti…

Accontentiamoci per ora di questa maliziosa osservazione di Fontanet che conclude così la sua risposta: “Se possiamo rammaricarci che non ci siano abbastanza lavoratori nei consigli di amministrazione, possiamo altresì rammaricarci che non ci siano abbastanza imprenditori al governo. Per simmetria, e finché siamo ancora in tempo, perché non includere in questa legge la presenza in Consiglio dei ministri, il mercoledì, di due imprenditori, uno che rappresenti le piccole imprese locali e l’altro le grandi multinazionali? È sempre saggio applicare a se stessi ciò che si impone agli altri.”

Non è detto che avremo una risposta di Montebourg a questo bel suggerimento…

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