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10/11/2012 | Massimo Morici
Se ancora non si conoscono le aliquote della Tobin Tax, l'imposizione fiscale sulle transazioni finanziarie, quello che è certo è la cifra che il governo conta di intascare: circa un miliardo di euro, mentre a livello europeo si contano maggiori introiti pari a 57 miliardi. La misura, che sarà applicata in 11 paesi europei tra cui l'Italia, è ancora in fase di discussione a Bruxelles e probabilmente non entrerà in vigore prima del 2014.
Per ora si sa che il prelievo sarà dello 0,1% su tutte le transazioni finanziarie relative ad azioni e titoli e dello 0,01% sui contratti derivati, secondo quanto emerge dallo schema di direttiva comunitaria che è in corso di approvazione. Secondo molti esperti, l'attuale schema potrebbe colpire soprattutto i piccoli risparmiatori, anche perché i grandi operatori riusciranno ad organizzarsi per pagare meno: lo schema, infatti, prevede che la tassa sia applicata sul saldo di fine giornata e non sui movimenti infra-giornalieri. Così i grandi speculator, che comprano e vendono nell'arco di poche ore, riuscirebbero a farla franca, mentre a pagare sarebbero i risparmiatori e i fondi pensione.
Per esempio, se un risparmiatore acquista tramite un intermediario 10.000 euro in azioni e vende 5.000 euro in obbligazioni, l'intermediario preleva 10 euro (0,1%) sulla prima transazione e 5 euro sulla seconda. Ma a quali strumenti si applica la Tobin Tax? L'imposta vale per gli acquisti e vendite, anche se non ancora regolate, compresi i pronti contro termine, prestiti di titoli, stipula di contratti derivati. In particolare, si applica sulle transazioni di azioni, obbligazioni, fondi comuni, titoli di Stato, certificati di deposito, carta commerciale, titoli messi da società di cartolarizzazioni, operazioni a termine, futures, swap, opzioni e warrant.
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